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Recensioni fai-da-te

di Alessandro Borgogno - 24/3/2010

Da ViceDirettore (non so mai quanto responsabile se non per senso di responsabilità innato) mi sento in dovere di dare il mio aiuto al Direttore ormai stremato dalla polemica involontariamente innescata dalla sua recensione del libro Bebè a costo zero di Giorgia Cozza. Come sempre democratica per natura, a seguito della levata di scudi dell’autrice e di un agguerrito gruppo di sostenitrici, ha deciso qualche tempo fa di pubblicare una lunga e circostanziata risposta alle critiche e alle accuse (compresa, ahimè, quella di superficialità) arrivate come grandine in redazione. Risposta comprensiva di spiegazioni e ammissioni di errori o sviste laddove ce ne erano state.

Non è bastato.

Oltre a proseguire la grandinata, abbastanza indiscriminata anche se con qualche rara eccezione più educata e soprattutto più costruttiva, ci è giunta infine anche la richiesta puntuale (ad onor del vero piuttosto cordiale e pacata) di correzione della recensione originale da parte dell’autrice del libro.

Essendo sempre pronti a cogliere le occasioni per aprire nuove strade alla scrittura e alla comunicazione in genere, abbiamo quindi alla fine deciso di tentare l’avvio di un nuovo genere giornalistico dedicato alle recensioni rivedute e corrette dagli autori, esperimento che potrebbe portare un domani a chiudere definitivamente il circuito lasciando direttamente agli autori l’onore e l’onere di recensire le proprie opere, cosa che inevitabilmente, pur facendo perdere a tutti un po’ di senso critico, farebbe di certo guadagnare in termini di conoscenza e di approfondimento su tutti gli aspetti delle opere recensite.

Ri-pubblichiamo quindi la recensione del Direttore, con evidenza delle parti per le quali l’autrice del libro ci ha richiesto esplicita cancellazione o rettifica, così che i nostri lettori possano liberamente esercitare le loro capacità di confronto e di giudizio sulla tematica affrontata (che non è più, va da sé, la cura del bambino a basso costo ma bensì la possibilità di esprimere giudizi e opinioni nella forma che ciascuno preferisce).

Dispiace solo un po’ che chi si è scagliato così ardentemente contro la nostra superficialità ne abbia esercitata altrettanta in modo così massiccio, dimostrando di non conoscere e di non aver letto non solo le nostre numerosi e assai più illustri e drastiche “stroncature” (tipo il recentissimo Avatar, un romanzo della Homes, Sin City e 300, il Caimano di Moretti, film del pur da noi amatissimo Dario Argento, l’osannato esordio letterario di Giordano e dei suoi numeri primi, e cento altri sempre reperibili nel nostro sito), né l’editoriale dedicato alla Gelmini che illustra il nostro pensiero (e la nostra capacità e volontà di esposizione riguardo a certe tematiche) assai meglio di tante chiacchiere, e ahimé neanche la nostra recensione di Ratatouille, dove a saper leggere si trova anche ampia dimostrazione della nostra sensibilità riguardo ai limiti e alla modestia necessarie ad esercitare qualunque diritto di critica.

Pazienza, sottoporre i propri scritti al pubblico significa inevitabilmente accettare anche letture e soprattutto comprensioni parziali, e a volte significa anche dover accettare che ciò che scriviamo venga totalmente travisato. Del resto come molti autori sanno, un film, un libro, una canzone o un qualsiasi scritto somiglia per molti aspetti ad un figlio, e una volta lasciato libero di muoversi nel mondo si deve accettare il fatto che cammini da solo, prenda le sue strade, e venga anche compreso o incompreso da chi incontra sulla sua strada senza che noi si possa più intervenire per proteggerlo ad ogni passo.

Comunque, in attesa di proseguire l’esperimento ricevendo le proteste e le rettifiche di James Cameron, di A.M. Homes, di Miller e Rodriguez, di Giordano, di Nanni Moretti e di Dario Argento e anche del ministro Gelmini che stranamente finora non ci sono giunte, ci piace concludere semplicemente con una saggia e illuminante citazione di Jean Rostand (grande e forse poco conosciuto filosofo ma soprattutto biologo dello scorso secolo, perché per potersi interrogare su noi stessi non si può non porsi domande sulla Natura) che nell’eterna e irrisolvibile contrapposizione fra autori e critici ci sembra efficacemente applicabile a tutte le parti in causa: "Ascolta i critici anche quando non sono giusti; resisti loro anche se lo sono."

 

Baby Economy (revisited)

di Ilaria Scala - 4/2/2010

Esiste una vasta letteratura sull’attesa di un bambino, sugli aspetti medici e psicologici della gravidanza, e poi sulla nascita, sulla cura del neonato, sulla prima infanzia. Se l’attenzione ai bambini di un paese si misurasse con la produzione editoriale sul tema, l’Italia avrebbe un ottimo posto nella classifica mondiale.

Il libro che recensiamo oggi ha il pregio, almeno, dell’originalità: Bebè a costo zero, come dice il titolo stesso, si propone di sfatare il mito secondo cui avere un figlio è costoso. In effetti, il luogo comune è sostenuto dalla moltitudine di credenze, obblighi sociali, pratiche, oggetti e accessori di cui si ritiene di non poter fare a meno, ma che il libro dimostra essere tutt’altro che indispensabili.

Altro pregio, i riferimenti bibliografici: l’autrice cita moltissime fonti per ogni campo, dalle opere di famosi pediatri alle pubblicazioni di organizzazioni internazionali (ad esempio La Leche League), ai siti web più o meno ufficiali, tutto materiale utile per approfondire.

I pregi dell’opera, ahimè, finiscono qui. Lo sforzo di ‘abbassare il conto’ delle famiglie che si allargano offre alcuni buoni spunti e troppe idee impraticabili e pretestuose.

Secondo l’autrice Giorgia Cozza, le donne in attesa dovrebbero indossare magliette e giacche del compagno invece di acquistare abiti premaman, i neonati dovrebbero nutrirsi solo di latte materno fino a un anno e oltre al sesto mese (cosa ottima, se la mamma ha il latte e un sussidio di disoccupazione), vestirsi al mercato dell’usato o con abiti presi in prestito da fratelli e cugini, andare in giro appesi al collo della mamma con una sciarpa fascia robusta (anche quando pesano 8 chili?), lavarsi nelle ceste per i panni e – udite udite! – dormire nel lettone con i genitori (un letto tutto per sé: che spesa inutile!).

In un impeto di parsimonia ecologica, la Cozza diventa fautrice dell’ segnala con alcuni cenni descrittivi l'elimination communication, teoria pedagogico-ambientalista che non si accontenta di suggerire l’utilizzo di pannolini lavabili invece di quelli usa e getta, ma addirittura promuove l’eliminazione dei pannolini tout-court: con un po’ di allenamento (e, aggiungiamo noi, niente ma proprio niente da fare tutto il giorno), mamma e papà saranno infatti in grado di ‘riconoscere’ i segnali che precedono un’’evacuazione’ del neonato, così da portarlo alla toilette al momento opportuno, e senza incidenti.

Direi che questa teoria si commenta da sé e pone fine alla recensione: se aspettate un figlio e volete risparmiare, iniziate col non comprare questo libro. Il vostro buon senso vi guiderà sicuramente meglio.

 

Bebè a costo zero, di G. Cozza
Edizioni Il Leone Verde, 2008

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