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L.A. Superficial

di Alessandro Borgogno - 6/8/2006

Stavolta io e il Direttore, se non fossimo quello che siamo, litigheremmo di brutto!

Ho letto anch’io l’ultimo romanzo di A. H. Homes, Questo libro ti salverà la vita, e in realtà l’ho trovato semplicemente carino.

In più, avrei da eccepire qualcosa. La sensazione che mi ha lasciato, al di là di tutto, è che non basti scrivere in modo fluido e simpatico per tirare fuori un gran romanzo. Senza contare che comunque, abbastanza divertito fino a metà, superata la boa ho cominciato a faticare e francamente ad annoiarmi, tanto mi è parso di trovarmi di fronte ad un meccanismo che da un certo punto in poi continuava a girare sempre nello stesso modo, e comunque sempre in cerchio.

Trovando in circolazione solo recensioni e commenti al minimo entusiasti, immagino che ciò che dico dovrà far rizzare i capelli a qualcuno e forse anche a molti, ma tant’è, sapete tutti che a me piace alzare i polveroni dove sembra non ci sia un filo di vento.

Insomma, qualcuno mi deve spiegare perché dovrei interessarmi alle paranoie e alle voglie di riscatto morale di un cinquantenne miliardario che non ha un tubo da fare tutto il giorno, e che ritrova “contatto con il mondo” mettendosi a fare del bene agli altri, ovviamente da miliardario, cioè regalando macchine che in mezza giornata vengono recapitate davanti a ristoranti, affittando lussuose camere d’albergo per casalinghe disperate incontrate al supermercato, trasferendosi da un giorno all’altro da una villa sulla collina, vicino di casa di una star del cinema che dispone di elicottero personale per tirare fuori cavalli dalle buche, ad un’altra villa al mare, vicino di casa di un tizio che invece va in giro con la Bentley di John Lennon e ogni tanto ospita a casa Bob Dylan, e via così, acquistando nuovi negozi per il suo amico venditore di ciambelle che sempre in mezza giornata sono belli e comprati e già cominciano a rimbiancarli.

Ci sono momenti in cui sembra di leggere un racconto di humor grottesco, ma francamente con un tono che non suona molto volontario, tanto è poco verosimile la dinamica degli eventi, tanto poca è l’attenzione, ma mi verrebbe da dire la cura, per uno svolgersi degli avvenimenti che possa avere un minimo aggancio con qualche tipo di realtà che possa in qualche modo coinvolgere il lettore.

Soprattutto poi non si capisce, non trattandosi né di fantascienza né di un fumettone, cosa si dovrebbe trovare di interessante in storie e situazioni che forse, e dico forse, potrebbero accadere ad un gruppo talmente ristretto di persone al mondo e dalla vita talmente inverosimile da non poter nemmeno essere considerate come una interessante anomalia, soprattutto poi perchè non è così che ci vengono presentate.

So già che qualcuno mi risponderà che non si deve cercare la verosimiglianza in un romanzo del genere, ma un conto è essere inverosimili, un conto è portare l’inverosimiglianza verso il vuoto.

L’unica cosa veramente simpatica è la descrizione sistematica delle manie e dei tic psico-fisico-salutisti di una gran fetta di popolo americano, e non sarà un caso poiché ha tutta l’aria di essere la cosa più “vera”.

E fra le tante bizzarre situazioni che si srotolano in sequenza, alcune davvero non mi lasciano tranquillo. Possibile che nessuno si chieda come diavolo fa una tizia chiusa e legata nel baule di un’auto a fare segnali morse con i fari posteriori della stessa per farsi salvare dall’automobilista che segue? Ma dove l’ha imparato? Nei boy scout? E in quale parte del mondo se tu fai uscire di strada la tua macchina insieme a quella di un tizio che ha sequestrato una donna e l’ha chiusa nel portabagagli, dopo mezz'ora dall’arrivo della polizia ti dicono “bravo lei è un eroe” e ti rimandano a casa senza portarti in commissariato e interrogarti per dieci ore di fila? Io sarei molto preoccupato di vivere in un posto dove se fai Indiana Jones per strada non controllano neanche chi sei. Neanche nei più stupidi telefilm americani dopo un casino del genere ti rimandano a casa con un “grazie arrivederci”.

Se vado avanti però mi infilo in vortice altrettanto inconcludente, perché ce ne sono decine di cose più o meno così, degne del più grottesco Stefano Benni, con la differenza che la Homes non è, ma soprattutto non ha alcuna intenzione di essere, Stefano Benni.

E poi un’ultima cosa. Lo so che in questo caso apparirò pignolo ma non importa, perché ho la sensazione che c’entri comunque qualcosa non solo con la pignoleria, ma con l’attenzione che si mette nelle cose e soprattutto con l’attenzione che si rivolge al lettore (e inoltre nessuno mi toglie dalla testa che se a me, per pura casualità e magari solo perchè fissato per un certo film, ne è balzata agli occhi una allora chissà quante altre ce ne sono di cui non posso accorgermi, e questo mi infastidisce). Insomma io non dico che bisogna essere malati come lo sono certi scrittori, ma perché Stephen King se deve scrivere un racconto di quaranta pagine su un tizio che vuol far precipitare una Cadillac in una buca rompe le scatole per settimane a tutti i suoi amici ingegneri e fisici (che infatti lo odiano) per farsi spiegare i calcoli che servono a determinare la traiettoria, i problemi del peso, le dimensioni della buca e tutto il resto, perché Alessandro Baricco per scrivere il suo ultimo romanzo si è messo a raccogliere materiale e testimonianze sulle corse automobilistiche e perfino testimonianze dirette di qualche sopravvissuto a Caporetto, e invece la signora Homes se deve citare il film Capricorn One non fa neanche un giro su Internet per accertarsi che veramente quel film racconti di un finto sbarco sulla Luna? Lo avesse fatto, avrebbe scoperto al primo clic che invece fingevano di sbarcare su Marte.

 

A.M. Homes, Questo libro ti salverà la vita
Feltrinelli, Milano 2006

S. King, 'La cadillac di Donald' [Donald's Cadillac], in Incubi & Deliri [Nightmare & Dreamscapes]
Sperling & Kupfer, Milano 1994

A. Baricco, Questa storia
Fandango Libri – Roma, 2005

Capricorn One, di P. Hyams
con E. Gould, J. Brolin, S. Waterson, O.J. Simpson, H. Hoolbrook, B. Vaccaro, K. Black, T. Savalas - Usa 1978

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