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Dell'immobilità e dell'attenzione

di Ilaria Scala - 27/3/2005

Costretta all'immobilità nei giorni di Pasqua (proprio io!, trottola mentale e geografica), mi sono imbattuta per coincidenza in prodotti di consumo più immobili di me.

Proprio quando sognavo e desideravo l'azione e il movimento, eccomi invischiata nel "libro immobile", Dimmi di Mary Robison, 30 racconti di minimalismo estremo; e nel "film immobile", L'ora di religione di Marco Bellocchio, trattazione arida di temi altissimi: materiale in potenza assai dinamico, e invece, di fatto, rigido come marmo non scolpito.

Ma l'immobilità può essere fertile di progetti e di pensieri, se usata bene. L'immobilità può rendere più agile la mente, ho pensato, e farci diventare creativi. Benedetta immobilità, in questi tempi di frenesia isterica, se accompagnata dall'attenzione.

Perchè non è il movimento a rovinarci il pensiero: il movimento veloce, ininterrotto, rotazione traslazione e rivoluzione di noi stessi intorno alla Terra; a quello ci si può abituare, e restare vivi e fertili.

Non è il movimento in sé, è la distrazione. Muoverci così in fretta ci fa perdere il punto di vista, la messa a fuoco sulle cose.

E quindi benedetta immobilità, ma non quella sterile di un libro che non cattura, di un film che non evolve. Benedetta, più dell'immobilità, l'attenzione. La capacità di concentrarci sui dettagli. La capacità di approfondire.

Per esempio: non masterizzare tutti i CD in commercio per sfamare la voglia di possedere la musica, per poi magari non ascoltarne nessuno (chi ha tempo di ascoltarli, ormai, così tanti CD?). Piuttosto, acquistarne uno solo al mese, e ascoltarlo con tutta l'attenzione necessaria per coglierne ogni sfumatura.

Ho iniziato dal CD di De Gregori, Pezzi, uscito due giorni fa. Contiene canzoni che si rivelano solo a chi è disponibile a questo tipo di concentrazione: non si accontentano di un orecchio frettoloso, non si fanno cantare sotto la doccia, passano in radio più per dovere commerciale che per reale convinzione. Pretendono più ascolti, la massima cura. Tutta l'attenzione necessaria.

Ebbene, un proposito di Pasqua potrebbe essere questo: ognuno si muova quanto può, e alla velocità che più gli aggrada. Facciamo poche cose, magari, ma quelle poche facciamole con attenzione.

 

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