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Il Genio e l'Architetto

Serpeggiante itinerario storico-artistico nella Roma Barocca attraverso i capolavori e le dispute fra Bernini e Borromini, con significative considerazioni a favore del Borromini

Parte Prima - Salendo il pendio

Parte Seconda - Sul colle, le ellissi

Parte Terza - Giù per i vicoli e su per le torri

Parte Quarta - L'inganno dei sensi

Parte Quinta - Il trionfo del conflitto

Introduzione

Dove si introduce il percorso da seguire e si dà cenno delle origini e dell’avvio della rivalità fra i due grandi artisti.

di Alessandro Borgogno - 1/6/2009

Dal momento che con Angeli e Demoni né Dan Brown né gli sceneggiatori che hanno portato sullo schermo i suoi deliri storico-artistici sono riusciti ad andare oltre la primissima superficie, fermandosi sostanzialmente alla Roma delle guide turistiche da week-end, vogliamo tentare di suggerire un percorso fra le meraviglie della Roma Barocca, uno fra i tanti possibili, che quanto meno offra, oltre all’innegabile e irrinunciabile splendore ufficiale e fatalmente più famoso delle principali opere di Gian Lorenzo Bernini, anche altri prodigi architettonici che vi si intersecano e l’abbracciano senza mai separarvisi, e rendendo anche qui, come altri in altre sedi più opportune hanno già fatto, l’onore e la gloria al suo grande, immenso antagonista, Francesco Castelli, più conosciuto come il Borromini.

Non è certo un caso se, per chi frequenta anche al minimo consentito la storia dell’arte e i suoi dintorni, i loro due nomi siano sempre legati in una spirale inestricabile, e sempre indicati col solo cognome preceduto dall’articolo, il Bernini e il Borromini.

Non è un caso ed è giusto che sia così, tanto la loro storia, la loro produzione artistica, e la loro vera o presunta rivalità non possono esistere l’una disgiunta dall’altra. Si tratta di uno di quei tanti fili rossi che attraversano Roma, lungo il cui percorso la verità e la leggenda, la magnificenza artistica e le piccole dispute umane, il sacro e il profano, il sublime e il prosaico sono ormai una cosa sola, e guai se così non fosse, perché ogni storia, e anche ogni grandezza artistica, ha sempre bisogno di entrambi i lati di questa forma. In pochi casi come in quello che caratterizza le maggiori opere di questi due grandissimi artisti è data ad un visitatore la possibilità di percorrere questa storia e le sue pieghe non solo metaforicamente ma anche e soprattutto fisicamente. La loro produzione, srotolata lungo il XVII secolo e compendio pressoché completo dell’intera arte barocca, si snoda attraverso Roma come fosse un itinerario studiato e programmato, e quasi in una sola giornata, o con più calma in due o tre, è possibile percorrerlo da cima a fondo, attraversando la vita, l’opera, il genio, le intuizioni, gli inganni e la magnificenza di entrambe le vite e le carriere.

Gian Lorenzo Bernini, nato a Napoli allo scadere del ‘500 e figlio d’arte (di suo padre Pietro, fiorentino, la celeberrima e splendida fontana della Barcaccia a Piazza di Spagna), cresce a Roma in una famiglia già benestante e ben allocata, sotto la protezione del Cardinale Scipione Borghese, nipote di un Papa e con un cognome che segnerà gran parte della storia culturale e artistica romana del secolo.

Francesco Castelli, nato quasi contemporaneamente in Svizzera e cresciuto in Lombardia come intagliatore di pietre sicuramente seguendo le orme del padre (Giovanni Domenico Castelli, di professione capomastro), ha un’origine decisamente più popolare, e una formazione tipicamente artigiana. Dopo aver fatto un apprendistato d’eccezione a Milano nella fabbrica del Duomo, si trasferisce a Roma all’età di vent’anni e qui prende il cognome di Borromini, probabilmente in onore di San Carlo Borromeo a cui era devoto. Anch’egli vanta almeno una parentela eccelsa nel campo artistico, poiché suo parente da parte di madre è Carlo Maderno (sue, per citare solo alcune opere, la facciata della basilica di San Pietro, navata e cupola di Sant’Andrea della Valle, Palazzo Barberini, il Palazzo del Quirinale, il palazzo papale di Castel Gandolfo).

Forse proprio da qui occorre far partire la storia e anche la leggenda, perché i lavori di Palazzo Barberini vedono i nostri protagonisti insieme alle loro origini, proprio agli ordini del Maderno che ha progettato il Palazzo e ne dirige i lavori. Intorno alla residenza adagiata ai piedi del Quirinale, palazzo di famiglia di Maffeo Barberini nel frattempo diventato papa col nome di Urbano VIII, gli avvenimenti a questo punto coagulano, e trame e coincidenze unite a personalità artistiche fuori dal comune, daranno vita ad una scoppiettante sequenza di drammi, invenzioni, sfide e sfolgoranti creazioni.

Il primo avvenimento è la morte del Maderno, che arriva proprio mentre si lavora a Palazzo Barberini, e mentre Francesco (che da quel momento si firmerà Borromini) è il suo primo assistente. Naturale che si aspetti di raccoglierne la preziosa eredità e di essere nominato seduta stante suo successore. Così non avviene.

Evidentemente godendo dei favori del Papa (e padrone di casa) che vedeva in lui l’artista perfetto per realizzare la sua idea di urbanistica e di nuovo assetto della città eterna, il ruolo di Direttore dei lavori viene affidato a Gian Lorenzo Bernini, artista senz’altro eclettico, pittore e soprattutto scultore, dotato di notevolissime intuizioni ma, almeno all’epoca, ancora a digiuno di architettura. Ben cosciente delle sue lacune, il Bernini non solo lascia a Borromini il ruolo di primo assistente, ma delega a questi gran parte delle decisioni e delle soluzioni architettoniche della fabbrica. Qui, con tutta probabilità, iniziano le divergenze, la rivalità, i percorsi paralleli ed incrociati che culmineranno poi nel sublime e instabile equilibrio di Piazza Navona, fontana e chiesa che dialogano e si sfidano, nel culmine della più straordinaria commistione di storia e leggenda che disegnano e animano il barocco e l’intera città.

Iniziamo quindi il nostro viaggio proprio da Palazzo Barberini, inerpicandoci verso la vetta del colle Quirinale dove i due artisti hanno dato, già dai primi anni della loro carriera, prove strabilianti del loro genio.

 

P. Bernini, Fontana della Barcaccia, 1627 - Roma, Piazza di Spagna

C. Maderno, G. L. Bernini, F. Borromini, Palazzo Barberini, 1625-1633 - Roma, Via Quattro Fontane

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