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Appunti lisbonesi - Il ristorante Bica do Sapato

di Ilaria Scala - 8/7/2007

In un ex stabilimento sul lungo-Tago (il fiume di Lisbona che tanto difficilmente si distingue dall'Oceano Atlantico), un designer svedese si è divertito a concepire un ristorante "a tema" dal gusto post-moderno e tecnologico, in cui alcuni "link" concettuali collegano tra loro la proposta

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gastronomica (portoghese rivisitata ed essenziale); l'estetica minimalista degli arredi, dell'illuminazione (grandi bolle in vetro trasparente appese al soffitto, con lampadina arancione fosforescente) e della divisa dei camerieri (t-shirt con disegni stilizzati bianco-neri); la vista sul fiume, fin troppo spartana nella sua assenza di "cedimenti turistici" (né negozietti né bar né panchine né gelaterie illuminate, solo un'enorme - e bruttina, direi - imbarcazione-operaia color ruggine al di là della vetrata; il sottofondo musicale, sintesi delle ultime tendenze elettroniche.

C'è anche, nello stesso edificio e nello stesso stile, una caffetteria, un sushi bar, un negozio di dischi (per chi vuole portare a casa l'atmosfera elettronica del locale).

Il dettaglio meno curato, in questo "concept restaurant" di cui è proprietario, tra gli altri, John Malkovich, è la cucina. Niente di speciale nella tartara di baccalà (il pesce nazionale portoghese), nei tortini al caprino caldo, nella bistecca di tonno e nel gustoso pesce "golden bream" arrosto che abbiamo assaggiato.

Il servizio, probabilmente per l'ondata modaiola che ha investito il locale negli ultimi tempi, ambisce a vette di premurosità radical-chic ma non va oltre qualche suggerimento distratto e un accenno di lentezza, dovuto alla numerosità dei tavoli in sala.

 

Lisbona, ristorante Bica do Sapato

Avenida Infante D. Henrique Armazèm B, Cais da Pedra

Stazione Santa Apolònia

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