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La differenza tra il Tutto e Quello Che Non Troveremmo Mai Altrove

(ovvero come fu che ricominciammo a preferire le librerie piccole)

di Ilaria Scala - 5/2/2006

Annosa questione, quella delle librerie.

All’inizio ci piacevano di più quelle grandi, in cui è facile perdersi e inseguire cortocircuiti intellettuali tra libri dischi e film senza essere disturbati.

All’inizio ci siamo immersi nei percorsi immensi dei Megastore, popolati da fantasmi individualisti come noi, ciascuno con il suo immutabile umore e i suoi fili invisibili a fargli da guida tra gli scaffali.

È facile perdere se stessi, nei Megastore, però è altrettanto facile trovare Tutto. Anche un’idea suggerita da un’altra idea che ha suggerito un’altra idea. Anche il regalo ideale per l’amico che non ama leggere. Perché i Megastore, ormai, non sono neanche più librerie. Non sono librerie perché, oltre a vendere oggetti diversi dai libri (dischi e film, appunto, ma anche agende, borse, calendari, quaderni, penne, cappelli e chi più ne ha più ne metta), vendono non-libri: le scatole a sorpresa spiritose, i frasari, le mappe delle città, i librettini augurali, i libri-soprammobile, i libri dei comici, i derivati delle trasmissioni televisive, e tutti quegli oggetti che chi non ama i libri acquista per placare il proprio senso di colpa (ingiustificato, per altro: dove sta scritto che tutti debbano amare la lettura?).

Adesso, nei Megastore, grazie a questa “espansione” dell’offerta, è praticamente impossibile star soli con il proprio umore come ai vecchi tempi. Ormai i Megastore sono più affollati dei supermercati, e per curiosare su qualsiasi scaffale bisogna sgomitare o fare la fila.

Quando, in Dicembre, abbiamo visto la Feltrinelli della Galleria Alberto Sordi a Roma letteralmente invasa da orde di RegalatoriDiNataleDisperati, e ci abbiamo messo 78 secondi per percorrere a passo d’uomo nella folla i 5 metri tra l’espositore del cofanetto di De Andrè e la parete dei DVD in offerta, siamo tornati nelle Librerie Piccole, ed è così che abbiamo cominciato a riscoprirle.

Le Librerie Piccole non vendono tutto perché non hanno spazio per tutto. Di solito vendono solo libri, e devono scegliere quali. Ogni Libreria Piccola sceglie a sua discrezione quelli che ritiene i migliori, e ciò ne denota inconfondibilmente la personalità, che i Lettori percepiscono e non dimenticano. Ogni Libreria Piccola sceglie i suoi libri e perciò la sua clientela.

Le Librerie Piccole non sono tutte uguali. Di solito non sono ricche, e perciò non possono investire milioni nella ristrutturazione “intelligente” dei locali. Lasciano i muri dove sono, e posizionano gli scaffali e i libri di conseguenza, secondo criteri del tutto personali e irripetibili altrove. Se nei Megastore è facilissimo orientarsi, perché sono tutti arredati ed organizzati in base a logiche comuni e razionali, nelle Librerie Piccole bisogna essere curiosi e creativi per imparare a trovare le cose, e nel riuscirci sta tutto il piacere di scoprirle. Quando si è imparato ci si gira come dentro casa, ma prima di aver imparato si può essere sorpresi casualmente da un libro piazzato in un certo angolo chissà perché, e che magari in un Megastore non avremmo mai notato.

Nelle Librerie Piccole non si è mai soli. Nelle Librerie Piccole, il libraio è il primo Lettore dei libri che vende, e spesso dà utili consigli. Nelle Librerie Piccole, inoltre, viene naturale osservare gli altri Lettori, scrutando - un po’ di nascosto un po’ no - cos’è che leggerebbero loro, da cosa sono incuriositi, quali libri prendono in mano, quali sfogliano. Magari si arriva a scambiarsi consigli, e a suggerir loro di prendere o lasciare libri che noi abbiamo già letto e che hanno attirato la loro attenzione.

Per concludere, ecco la differenza più evidente tra le Librerie Piccole e i Megastore: nei Megastore c’è Tutto. Ma nelle Librerie Piccole c’è Quello Che Non Troveremmo Mai Altrove.

 

Questo articolo è nato dalle discussioni fatte con alcuni di voi (e ancora aperte, per la verità).

Per scriverlo, abbiamo frequentato per anni le Feltrinelli di L.go Argentina e della Galleria Sordi a Roma, il MelBookStore di via Nazionale a Roma, le Messaggerie Musicali della Galleria del Corso a Milano.

Poi, abbiamo scoperto con gusto la Libreria Riminese in Piazzetta Gregorio da Rimini a Rimini, la Libreria di Brera in via delle Erbe e Il Trittico in via San Vittore a Milano, e a Roma il ReadyBookStore di via Cavour (che, oltre a fare lo sconto del 15% su tutti i libri, è la libreria che vende la giraffa nel film Cuore Sacro), Fahrenheit 451 a Campo de’ Fiori, la nuovissima libreria di minimumfax a via della Lungaretta e, soprattutto, Altroquando (www.altroquando.com) a piazza Pasquino, specializzata in cinema (dove, tra l’altro, abbiamo scovato il romanzo di Amanda Davis Mi chiedo quando ti mancherò, che cercavamo da anni).

Segnalateci le librerie che vi piacciono, grandi o piccole che siano, scrivendo a redazione@parolae.it.

Saremo lieti di scoprirle anche noi.

 

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