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Ancora su Faith, e sulla sua rotondità in fuga

di Ilaria Scala - 5/2/2006

Siamo costretti, dopo mesi, a ripeterci: se non fosse che è morta, ci sarebbe proprio da invidiarla, Amanda Davis.

A più di 15 anni e meno di 30, ha saputo scrivere con invidiabile semplicità di alcune delle cose più complesse dell’età ingrata, tutte insieme: il peso, l’ossessione per il cibo, il desiderio di essere accettati, la solitudine, l’attenzione, l’amicizia e la sua mancanza, la rabbia, la voglia di scomparire.

Ne ha saputo scrivere con semplicità ed immediatezza, senza nemmeno una parola di troppo. La storia di Faith (ma sì!, ancora lei: la Faith di "Faith") è estrema, come no.

Faith è enorme, emarginata, viene violentata dai compagni di scuola, tenta il suicidio, trascorre dei mesi in un istituto psichiatrico, perde 26 chili, torna a scuola, dà vita ad un alter ego immaginario e invisibile a tutti gli altri, “la cicciona”, che le dà cattivi consigli e cattivo esempio. E alla fine scappa.

La storia di Faith è una storia come che ne sono mille, però: Faith non riesce a parlare con sua madre, è più sensibile dei coetanei (anche se nessuno lo sa), è attenta e osserva le persone fino in fondo all’anima. E alla fine non ne può più, e scappa.

La sua storia è estrema e comune, e scorre fluida come l’acqua. Ed è credibile come solo alcune storie estreme e poco comuni di Almodovar sanno essere, per esempio. È credibile come solo gli artisti veri sanno rendere le storie. Mentre la leggi, non pensi alla tristezza e all’assurdità. Scivoli da ogni parola a quella successiva tentando di cavartela, e di respirare.

Faith, dopo tutto, vorrebbe solo essere abbracciata. 

 

A. Davis, Mi chiedo quando ti mancherò
Terre di Mezzo, Milano 2005

per la scheda del libro: http://www.terre.it/catalogo/index.php?id=105&id_topic=6

per leggere il "pezzo" su Mi chiedo quando ti mancherò in Dispenser di RadioDue: http://www.dispenseronline.it/libri/933.html 

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