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Secondo capitolo dal finale aperto

di Ilaria Scala - 16/12/2008

La ragazza che giocava con il fuoco, secondo atto della 'Trilogia Millennium' dopo il già recensito Uomini che odiano le donne, regge il confronto con il suo predecessore in quanto a mole (750 pagine), scabrosità e quantità di violenza e immoralità contenuti nella storia, capacità di avvincere il lettore.

Il giornalista idealista cinquantenne donnaiolo Mikael Blomkvist è alle prese con una nuova inchiesta giornalistica scottante, sul traffico di prostitute straniere in Svezia, che presto si trasforma in un'indagine non ufficiale per triplice omicidio, intrecciata a quella ufficiale condotta dalla polizia e a quella "di supporto" condotta dall'agenzia di investigazione privata Milton Security.

La ricercatrice e hacker terrorista tecnologica Lisbeth Salander (una specie di Robin Hood della violenza: fa male ai malvagi per difendere le vittime di soprusi, specie se donne) torna dal giro del mondo più ricca e asociale di quanto fosse prima di partire misteriosamente e improvvisamente dalla Svezia due anni prima.

Quale ruolo avrà la giovane nella nuova loschissima vicenda? Quello di animale braccato, di vittima innocente o di consapevole vendicatrice?

Se il primo libro inquadrava il giallo in una fosca epopea familiare, ambientandolo quasi tutto su un'isola quasi inaccessibile in inverno, questo amplia i confini dell'azione, moltiplica i personaggi implicati, ne orchestra più o meno confusamente l'entrata e l'uscita di scena.

Lo stile di Larsson, lineare e razionale, denso di elenchi e descrizioni a volte anche prolissi (tanto che alla fine conosciamo a memoria le abitudini alimentari e il contenuto degli armadi dei protagonisti, e riusciamo facilmente a indovinare quanti caffé bevono in un giorno e quante ore dormono per notte) si addiceva meglio alla narrazione "chiusa", circoscritta dall'unità di luogo e (quasi) di azione, un po' come capita nei romanzi di Agatha Christie, in cui della trama, più che gli aspetti emotivi e passionali (ché sempre di vittime e assassini si tratta), ciò che avvince il lettore è l'enigma, il rompicapo inteso come gioco di società.

Qui il pericolo è più diffuso, le implicazioni morali ancor più devastanti, e la mano dello scrittore sfilaccia un po' il plot in mille rivoli di perdizione.

Resta però una lettura gustosissima per le sere d'inverno, con un finale che non sveleremo ma che qualcuno potrebbe trovare troppo aperto.

Ma niente paura: entro gennaio dovrebbe uscire in Italia il terzo ed ultimo capitolo. Auguriamoci che lì il finale sia ben chiuso e, se possibile, anche lieto, visto che l'unica vittima reale della trilogia è proprio l'autore, morto all'improvviso prima di riuscire a riscuotere i diritti.

 

S. Larsson, La ragazza che giocava con il fuoco
Marsilio, collana Farfalle, Venezia 2008

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