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Chi si fa i fatti suoi... campa cent'anni (almeno in Svezia) di Lucia Falzari - 20/3/2012 Dei paesi Nord-europei ci viene spesso spontaneo elogiare la pragmaticità e la linearità di pensiero. In effetti, per
quanto possa parere assurdo nello svolgersi della sua trama, Il centenario che saltò dalla finestra e
scomparve non fa eccezione. Per quanto macchinose e vicine ai teoremi complottisti siano
state le trame di Stieg Larsson, Jo
Jonasson ci riporta ad un universo di logiche
lineari e scevre di malizie che finiscono con il rendere accettabili anche
degli omicidi per il semplice fatto che “sono successi”, che
nell’imprevedibilità del momento erano solo una conseguenza ineluttabile e,
pertanto, logica. Dunque plausibile. Proprio per questo è capitato di imbattersi in diverse critiche
negative, che hanno additato proprio questa logica come “semplicismo”, ma
forse per apprezzarlo è utile fare una piccola incursione nella forma mentis
nordica, che il più delle volte vede le nostre italiche elucubrazioni con
stupore (e disorientamento) così come potrebbe leggere Jane Eyre con analitica
curiosità, anziché lasciandosi affascinare anche solo dal linguaggio. L’autore si diverte a citare anche esplicitamente il finlandese
Arto Paasilinna, che forse di questo grottesco
umorismo nordico è uno degli artefici contemporanei più efficaci, ma senza
ricadere nell’imitazione. Anzi, dopo aver riletto L’allegra apocalisse siamo arrivati a pensare che l’allievo abbia
decisamente superato il maestro. Ah.... se non avete intenzione di leggerlo, vi faccio comunque un favore: in Svezia guardatevi dal mangiare pollo e anguria! J. Jonasson,
Il centenario che saltò dalla finestra e
scomparve |