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Percorsi di civiltà di Ilaria Scala - 21/10/2008 Metropoli per principianti di Gianni Biondillo inizia con una provocazione, che invita i genitori dei ragazzi che vogliono iscriversi alla facoltà di architettura a non accontentarli, a persuaderli a desistere. Perchè l'architetto non avrà né soldi né fama né soddisfazione né rispetto sociale. Dunque, a che scopo sprecare tempo risorse e sogni? E' una provocazione, per l'appunto, e come tale suona un po' falsa e narcisistica. Perchè ovviamente, prima che la prefazione sia finita, l'autore la rovescia e dichiara che l'architettura è la più bella disciplina del mondo. E lo scopo del libro è di spiegare come essa confini con l'arte e con la geometria, ma anche con l'antropologia e la psicologia sociale. Parte quindi una carrellata dell'architettura italiana del Novecento, delle opere e degli architetti che hanno modificato (o tentato di modificare) il volto delle nostre città, degli "oggetti" architettonici che caratterizzano le metropoli - le piazze, i parchi, i grattacieli, le case, i musei... -, con un occhio particolare a Milano e alla sua periferia, dove l'architetto-scrittore Biondillo è cresciuto. Ecco che l'architettura diventa la base dell'abitare e del vivere, e che l'urbanistica intelligente si fa strumento di crescita e riscatto sociale, così come quella ottusa favorisce il degrado e l'arretratezza. Ecco che i percorsi suggeriti - con linguaggio semplice e non tecnico, con una prosa fluida che fa somigliare il saggio ad un romanzo - sono il pretesto per leggere il paesaggio metropolitano e l'anima di chi lo ha costruito e di chi lo abita. Con buona pace del ragazzo della via Gluck, che nell'epoca della grande urbanizzazione aveva nostalgia del suo prato, ma non capiva quanto fosse più importante, allora, costruire case per aumentare i posti in città. La conclusione è estrema, perchè va oltre le periferie urbane, e raggiunge la periferia etnica dei campi dei nomadi "non-più-nomadi-ma-non-ancora-stanziali". E dalla descrizione di un diverso modo di abitare arriva alla descrizione di un modo di vivere e di con-vivere della comunità immigrata (ormai da generazioni) con noi, che questi modi fatichiamo a capirli e ad accettarli. Un'altra provocazione, dunque: un lungo capitolo finale che racconta molto meno di case e di piazze e molto più di persone. Ché in fondo sono le persone a creare i luoghi, ad inventarli e dare loro un senso. E l'architettura e l'urbanistica non sono altro che i mezzi per raggiungere il fine della civiltà e dell'integrazione tra tutti noi, cittadini principianti.
Un commento diverso e complementare su questo libro lo trovate nella recensione di Alessandro Damiano.
G. Biondillo, Metropoli
per principianti |