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Forse i peggiori lo sognano più di tutti

Nella pre-lista del ciclo immaginario dei film che cambiarono Hollywood c'erano anche...

di Beppe Giuliano - 1/2/2009

I 16 film del ciclo

La colonna sonora del ciclo

Il laureato, 1967, Mike Nichols. "La sua (della New Hollywood) data di nascita è dubbia: alcuni critici dicono il 1967, con i film Il laureato e Gangster Story, altri il 1969, con il grande successo di Easy Rider." (fonte: wikipedia, L’enciclopedia libera).

Alice’s Restaurant, 1969, Arthur Penn.

Butch Cassidy, 1969, George Roy Hill. Il titolo originale comprende anche il nome dell’altro protagonista, ‘the Sundance Kid’: e Redford è rimasto affezionato al ruolo, evidentemente.

Non si uccidono così anche i cavalli?, 1969, Sidney Pollack.

Pookie, 1969, Alan J.Pakula.

Prendi i soldi e scappa, 1969, Woody Allen.

Quel freddo giorno nel parco, 1969, Robert Altman.

Ucciderò Willie Kid, 1969, Abraham Polonsky. Il regista, uno dei personaggi di Hollywood sulla famigerata lista nera ai tempi del maccartismo, non dirigeva un film da ventuno anni.

Cinque pezzi facili, 1970, Bob Rafelson. I cinque pezzi facili del titolo sono suonate per pianoforte (non necessariamente “facili”) di Chopin, Bach e Mozart.

Comma 22, 1970, Mike Nichols.

M*A*S*H, 1970, Robert Altman. Diventato un classico. Ha annichilito, al botteghino e nelle recensioni, il contemporaneo film “di guerra” di Nichols.

Diario di una casalinga inquieta, 1970, F.Perry. “...stavo guardando un film con un amico. Mi innamorai dell’attrice. Recitava una parte che potevo capire...” A Man Needs A Maid fu scritta da Neil Young per l’interprete Carrie Snodgress, di cui si innamorò vedendola nel film, e che divenne sua moglie (per lei scriverà anche la splendida Motion Pictures, verso la fine del loro matrimonio).

L’uomo caffelatte, 1970, Marvin van Peebles. Peccato non passi mai in televisione, lo ricordo come divertentissimo. Una mattina, il razzista Jeff si sveglia e guardandosi allo specchio si accorge che la sua pelle è cambiata: da bianca è infatti diventata nera. «Sì, dev'essere un incubo. O è un incubo o è stata troppa lampada solare. Che cannonata di lampada solare!»

Piccolo grande uomo, 1970, Arthur Penn.

Una squillo per l’ispettore Klute, 1970, Alan J.Pakula. Ecco un altro dei titoli stupidi scelti dai distributori italiani. La squillo del titolo è Jane Fonda.

Woodstock – Tre giorni di pace, amore e musica, 1970, Michael Wadleigh.

Zabriskie Point, 1970, Michelangelo Antonioni. I due attori principali, Mark Frechette e Daria Halprin, erano esordienti (e furono stroncati dalla critica - questo è un altro film che, all’uscita, non è piaciuto ai critici ed è stato visto da pochissimi spettatori, perdendo un mare di soldi). Dopo il film andarono a vivere in una comune di Boston: lei sposerà Dennis Hopper e lui parteciperà a una rapina, per poi morire in carcere in circostanze mai chiarite.

È ricca, la sposo e l’ammazzo [A new leaf], 1971, Elaine May. Titolo italiano “da botte”, come detto, per un piccolo film squisito. La voce secondo cui il vero nome di Matthau sarebbe Walter Matuschanskayasky è una burla, alimentata dallo stesso attore.

Chi è Harry Kellerman e perché parla male di me?, 1971, Ulu Grosbard. Per quanto improbabile, il titolo originale (quello italiano è, stranamente, una traduzione quasi letterale) è ancora più lungo.

Conoscenza carnale, 1971, Mike Nichols.

E Johnny prese il fucile, 1971, Dalton Trumbo. Per animi forti. L’atto d’accusa antimilitarista dello sceneggiatore blacklisted Trumbo (alla sua unica regia).

I compari, 1971, Robert Altman. Intanto, è probabilmente l’unico western il cui duello finale si svolge non sotto il sole battente di mezzogiorno, ma nella neve alta. McCabe (Warren Beatty) e Mrs.Miller (Julie Christie) i due personaggi del titolo originale, sono un giocatore e una battona. Le musiche del film sono, per la maggior parte, canzoni di Leonard Cohen.

Joe Hill, 1971, Bo Widerberg. Girato da un regista svedese, visto (da me) a un’assemblea del liceo, quando si era (o ci si fingeva) “impegnati”.

Vedovo, aitante, bisognoso affetto offresi anche babysitter [Kotch], 1971, Jack Lemmon. Lemmon dirige Matthau, straordinario vecchietto (un trucco che riprenderà nel successivo I ragazzi irresistibili) in fuga.

Panico a Needle Park, 1971, Jerry Schatzberg. Prima apparizione, in questo ciclo, del meraviglioso Al Pacino. Needle Park vuol dire "parco della siringa", così era chiamata Sherman Square tra la Amsterdam Avenue e la Broadway nel quartiere dell'Upper East Side a Manhattan, per ragioni che non serve spiegare. Un altro film in cui, per rafforzare l’atmosfera, non fu usata musica (andava di moda, negli anni settanta, pare).

Taking off, 1971, Milos Forman. Con parecchie scene di culto: i genitori conservatori cui viene insegnato come fumare marijuana, il musicista fidanzato della figlia che spiega ai genitori che se ne farà dei cospicui guadagni, la partita di strip poker, le audizioni musicali con l’infausta esibizione di Mary Mitchell in Ode to a Screw (Ode a una scopata)...

L’ultimo buscadero, 1972, Sam Peckinpah. Come disse il regista: "Ho fatto un film dove a nessuno sparavano, e nessuno è andato a vederlo."

Getaway!, 1972, Sam Peckinpah. «Lui e lei, due sbandati (un tipo umano che a Peckinpah è sempre molto piaciuto) in fuga con il malloppo. La meta è il Messico.» (letta su ‘Il Sole 24ore’ domenica 21 settembre 2008, due giorni prima dell’entrata in vigore dell'obbligo di esporre la tabella per il calcolo del tasso alcolemico).

Mean streets, 1972, Martin Scorsese. Primo successone del regista (e di Bob De Niro)

Provaci ancora Sam, 1972, Herbert Ross.

Batte il tamburo lentamente, 1973, J.Hancock. “De Niro vi recitò nella parte di Bruce Pearson, giocatore di baseball che scopre di essere affetto dal morbo di Hodgkin. Come suo solito De Niro affrontò questo suo impegno cinematografico con il solito perfezionismo e la solita maniacale preparazione: si trasferì per un determinato periodo di tempo in un paesino nei pressi di Atlanta per studiare le tecniche di baseball. Nonostante il fastidio provocato imparò a masticare tabacco...”, dice wikipedia, l’enciclopedia libera. Probabile abbia pensato anche di contrarre la malattia. (All’inizio degli anni settanta anche James Caan interpretò uno sportivo gravemente malato, nel film tv Brian’s Song, biografico però, anziché basato su un romanzo)

Dillinger, 1973, John Milius. Un b-movie venuto troppo bene, con il troppo sottovalutato Warren Oates (uno degli attori preferiti di Peckipah).

L’ultima corvèe, 1973, Hal Ashby. Era il film preferito di mio padre.

Lo straniero senza nome, 1973, Clint Eastwood. Nel cimitero in cui si svolge il finale del film, due tombe sono intitolate a Sergio Leone e Don Siegel, i mentori di Clint.

Pat Garrett e Billy The Kid, 1973, Sam Peckinpah.

Harry e Tonto, 1974, Paul Mazursky. La tenera fuga di Harry dalla forzata reclusione con la famiglia di suo figlio, in compagnia del gatto Tonto (il protagonista, il grande Art Carney, in realtà destestava i gatti).

Lenny, 1974, Bob Fosse.

Perché un assassinio, 1974, Alan J.Pakula. Ancora un esempio del cinema politico paranoico degli anni settanta.

I ragazzi irresistibili, 1975, Herbert Ross. George Burns (al suo ritorno sul grande schermo, dove mancava dal 1939) e Walter Matthau, vecchi comici costretti a lavorare in coppia un’ultima volta, si odiano in uno dei film più divertenti del decennio, da una commedia di Neil Simon.

Quel pomeriggio di un giorno da cani, 1975, Sidney Lumet. La prima volta che l’ho visto non l’ho del tutto capito: mi era parso grottesco, irreale. Strano, tenendo conto che raccontava un fatto davvero successo (a New York). Poi, anche qui da noi, la realtà ha di gran lunga superato la messinscena cinematografica (e la mia percezione di allora); semplicemente, dunque, il film conferma che gli Stati Uniti sono solo più avanti di noi, e noi esportiamo con regolarità ogni loro eccesso (che non è un bene, eh).

Il prestanome, 1976, Martin Ritt. Un film sui listanera del tragico periodo della caccia alle streghe voluta dal Senatore McCarthy, scritto diretto e interpretato da varie vittime di quel periodo buio, oltre che da un sorprendente Woody Allen, che una volta tanto non si dirige e recita straordinariamente bene in un ruolo tragicomico. Eccezionale Zero Mostel, nella tristissima scena del suicidio.

Questa terra è la mia terra, 1976, Hal Ashby. Il Carradine, qui, è David (che interpreta Woody Guthrie). Il titolo italiano traduce This Land Is My Land, la canzone più nota di Guthrie, e non l’originale Bound For Glory.

Tutti gli uomini del presidente, 1976, Alan J.Pakula. Sono io che ho visto troppi film di spionaggio, o anche a voi, quando Redford va a incontrare l’informatore “gola profonda” nel parcheggio deserto, viene paura che prima o poi gli sparino?

Un mercoledì da leoni, 1978, John Milius. Tutte le compagnie di amici della mia generazione sono andate insieme a vederlo, e hanno sognato insieme di ritrovarsi un giorno per “la grande onda del ‘74” (che non è venuta quasi per nessuno).

Il cacciatore (premio Oscar), 1978, Michael Cimino. Qualcosa di meglio, per concludere, di un capolavoro?

 

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