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Nel girone del call center

di Ilaria Scala - 28/4/2008

Virzì prende la rincorsa, si rialza dopo un film "seduto" com'era stato N - Io e Napoleone, e torna a vincere con Tutta la vita davanti, che dei suoi film migliori ha la velocità, il ritmo, la vitalità dei personaggi, la vividezza del racconto, la forza di un montaggio serrato con contrappunto di voce narrante, ormai il suo marchio di fabbrica per rendere indimenticabili storie e situazioni.

Il film narra la vicenda di Marta, brillante laureata in filosofia, presa nelle maglie dell'orrido mondo del call center, rappresentato come un nuovo Inferno dantesco, con i suoi dannati, i suoi Caronti, le sue guide tra i gironi, i peccati e gli insegnamenti morali.

La trama meglio non raccontarla: si rischia di perdersi nei rivoli di un'epopea comica dai risvolti horror. Basti dire che il film non conosce momenti di stanchezza, che sono frequenti i colpi di scena e le agnizioni, e che alla fine nessuno dei dannati incontrati da Marta conquista il Paradiso (anzi).

Se la condanna verso i call center è più simbolica che politica, più psicologica che giuslavorista, e se l'unica accusa costruita razionalmente è quella contro i sindacalisti, che non hanno capito la natura del problema del precariato, Tutta la vita davanti si ricorderà per l'efficacia del ritratto sociale di tanti tipi umani, estremizzati ma non troppo, resi vivi da attori cari a Virzì quali Sabrina Ferilli (nella parte di una se stessa popolana ripulita e tirata: da applauso), Massimo Ghini squalo ingrigito delle vendite senza scrupoli, Elio Germano irriconoscibile yuppie dai piedi d'argilla, Mastandrea mite e vile sindacalista in bicicletta. Uno più bravo dell'altro, compresa l'esordiente Isabella Ragonese. Maschere di mediocrità talmente agghiaccianti che sarà difficile levarsele dagli occhi.

 

Tutta la vita davanti, di P. Virzì
con I. Ragonese, S. Ferilli, M. Ghini, V. Mastandrea, E. Germano, M. Ramazzotti, E. Gabriellini, P.T. Cruciani
Italia 2008

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