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I

Ripartiamo dalle storie

di Ilaria Scala - 30/4/2007

Forse, per dare una speranza al Cinema Italiano, bisogna ripartire dalla commedia degli anni '60.

Quella che usava storie comuni per raccontare un'epoca, un sentire collettivo. Quella in cui ai Sordi e ai Gassman si affiancavano comprimari di primo livello (le Tinepiche, i Ninitaranti, i Cifarielli). Oggi, in mancanza di Sordi e Gassman, dobbiamo accontentarci di Germano e Scamarcio. E le Tinepiche, i Ninitaranti e i Cifarielli sono (degnamente) sostituiti da Anna Bonaiuto, Luca Zingaretti e Massimo Popolizio.

Gli anni Sessanta visti col senno di poi, e ambientati in una Latina torrida e aspra, sono gli anni dello scontro sociale cieco e pretestuoso, delle risse "tanto per", della necessità di stare da una parte o dall'altra, e della difficoltà di scegliere la parte giusta.

In quegli anni, e in quella difficoltà, si colloca la vicenda di Accio Benassi, giovane accorato e furioso, alla continua ricerca della "sua" parte, tra la curiosità infantile per il seminario, la tentazione del Fronte della Gioventù, il riflusso verso il Partito Comunista in cui militano anche i fratelli (convincente - al di là dei pregiudizi e dei lucchetti - Scamarcio nei panni del fratello operaio), il disgusto verso gli schematismi dell'"essere contro", le prime esperienze carnali e sentimentali.

E' la trama di Mio fratello è figlio unico di Luchetti, tratto dal romanzo Il fasciocomunista di Antonio Pennacchi, uno dei soli due film italiani che saranno presentati - fuori concorso - al prossimo Festival del Cinema di Cannes (si veda, sul tema, l'articolo di Alessandro Bye Bye Cannes).

Un Elio Germano ispiratissimo conquista a caro prezzo un minimo di consapevolezza e maturità e si chiede, tra amarezza e confusione: da che parte staranno - davvero - i Buoni?

La regia lo segue con affetto e disinvoltura, costruendo un film veloce e ben punteggiato dal montaggio e dalla colonna sonora (naturalmente, densa di canzoni dell'epoca).

Forse per dare una speranza al Cinema Italiano bisogna ripartire da qui, dalla commedia che tanto commedia, in fondo, non è; e dai film che, come questo di Luchetti, non pretendono di giudicare un periodo con sentenze definitive, ma soltanto di raccontare una storia. Ecco. Proviamo a ripartire dalle storie.

 

Mio fratello è figlio unico, di D. Luchetti
con E. Germano, R. Scamarcio, M. Popolizio, A. Finocchiaro, A. Bonaiuto, L. Zingaretti, A. Celestini
Italia 2007

Leggi la recensione di Armando sullo stesso film

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