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Un film sospeso a mezz'aria di Ilaria Scala - 15/1/2006 Un po' commedia minimalista un po' tragedia della solitudine. Un po' film corale un po' affresco psicologico e interiore, un po' avanguardia post-moderna (anche nella scelta delle musiche, quasi sempre elettroniche) un po' tradizionalissimo racconto sentimentale. Un po' ironico un po' sgradevole. Un po' eccentrico un po' stantio. E' tutto questo Me and You and everyone we know, rivelazione dell'ultimo Sundance Festival (ha vinto il Premio Speciale della Giuria). Un'opera graziosa, rispettabile, non abbastanza originale da essere ricordata per uno sguardo proprio e personale e per non ricordare altre opere già viste, e più riuscite. Le due amiche adolescenti in confusione ormonale somigliano alle amiche di Ghost World (ma quanto erano più simpatiche, quelle, e più vere); i bambini (muti con gli adulti, spaventati, disillusi, curiosi, feticisti) somigliano molto ai piccoli de La sicurezza degli oggetti; l'amore improvviso e ingenuo ricorda Ubriaco d'amore; la goffaggine di alcune schermaglie somiglia a quella di Singles e di altre commedie simili; l'incomunicabilità di fondo è quella di Lost in translation. Il risultato è un film che non fa danni e che dimenticheremo presto. Contiene qualche idea carina, sfiora la visionarietà, si avvicina ad essere graffiante. Ma resta sospeso a mezz'aria senza andare né su né giù.
Me and You and everyone we
know, di M. July |