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Illusioni tradite da una panchina vuota di Ilaria Scala - 20/3/2005 Cari Tognazzi, Muccini e Veronesi, voi che nei vostri film avete tentato di descrivere i tormenti dell'adolescenza, dei ventenni e dei trentenni, i passati prossimi e gli ultimi baci, andate a vedere Ghost World. Provincia sperduta della California. Due amiche per la pelle, a cavallo tra la scuola superiore e il college. Né belle né simpatiche né eleganti. Continuamente in cerca del loro stile, della loro voce, del loro posto nel mondo. Un'estate calda e immobile, di cui le protagoniste tentano di scuotere le giornate con scherzi cinici agli abitanti del loro microcosmo, piccole torture psicologiche, la ricerca vana di una casa e di un lavoro che le soddisfi, corsi di arte postmoderna applicata. Ci voleva un film così, che al cinema non ha visto nessuno, che non ha lanciato nessuna tendenza, e che nessuno ricorderà, per dire qualcosa di vero su "quel periodo lì". Quel periodo in cui l'amicizia occupa tutti gli strati della mente e del cuore, e in cui ti chiedi ogni minuto "Che cosa farò?", e ogni volta ti rispondi: "Mi sa niente." Ci voleva un film così (tratto da un fumetto, tra l'altro), per raccontarlo bene con poche frasi, poche inquadrature, piccoli dettagli ironici e tragici allo stesso tempo. Altro che sceneggiature furbe scritte a tavolino, con i primi piani del belloccio del momento e la canzone famosa a scatenare l'effetto-lacrima. In questo film, una Scarlett Johansson pre-Lost in Translation, perennemente imbronciata e incredula, e una Thora Birch post-American Beauty (era la figlia di Kevin Spacey), in evidente sovrappeso, con improbabili minigonne e occhialoni squadrati, osservano il loro mondo popolato di fantasmi e decidono che, di un mondo così, non sanno che farsene. E l'ultima illusione è perduta non quando finisce il primo amore (incarnato dallo stralunato e grande Steve Buscemi), non quando l'amicizia si spezza, ma quando arriva l'autobus che il vecchietto sulla panchina ha aspettato per tutto il film. E anche l'ultima cosa su cui le due ragazze credevano di poter contare svanisce per sempre in fondo alla strada.
Ghost World, di
T. Twigoff |