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Ma allora... si può! (far recitare i comici)

di Ilaria Scala - 30/11/2005

Pupi Avati ha dimostrato che si può fare.

Si può prendere un comico famoso, uno che grazie al grande successo televisivo ha fatto (autodirigendosi) tre o quattro one-man-film non eccelsi e farlo recitare davvero, in un ruolo drammatico e non convenzionale.

Antonio Albanese potrà continuare a divertirci con la Gialappa's e ad inseguire i produttori con le sue velleità di regia, ma non dimenticherà l'occasione che Pupi Avati gli ha offerto con La seconda notte di nozze, tutto sommato un'opera minore nella filmografia del regista bolognese.

Fossero tutti così, i film minori: costruiti su una sceneggiatura di ferro, curati fin nei minimi dettagli, recitati da attori presi un po' dove capita (perfino dalla lirica: l'esordiente Ricciarelli, che gioca con ironia sulla sua bellezza appassita, è un'autentica rivelazione) eppure tutti perfettamente "in parte" (come ormai non succede più. Più spesso, semmai, succede che si assegnino le parti a tavolino, in base a chissà quali logiche di marketing, e che tutti sorridano dai cartelloni senza aver capito niente dei personaggi che interpretano).

Fossero tutti così, i film minori: cinici fino al limite sopportabile, violenti in modo sordo e silenzioso, senza bisogno di mostrare neanche una goccia di sangue, ma accontentandosi di ritrarre il marcio che c'è nelle persone, anche le più esteriormente candide.

Dovrebbe dirci qualcosa il fatto che uno dei migliori film italiani della stagione venga non dalla brillante opera prima di un trentenne trasgressivo, bensì dall'opera minore di un regista non propriamente "esordiente", dalla filmografia già ricca e non priva di capolavori.

Dovrebbe dirci qualcosa, e mi sa che non è nulla di buono.

 

La seconda notte di nozze, di P. Avati
con A. Albanese, K. Ricciarelli, N. Marcorè, M. Merlini, A. Luce - Italia 2005

Leggi, invece, la recensione del film di un grande comico che dovrebbe autodirigersi di meno

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