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Sideways - In viaggio con Jack

di Lucia Falzari - 8/3/2005

Sorrido. Chi mi conosce resterà sorpreso di leggere qualche mia riga su un film, ma non vi preoccupate: succederà di rado! Dato il film in questione, però, non potevo esimermi.

A vedere i trailers pare una discreta pellicola, destinata ad omaggiare quanto di comune e di meglio c’è nell’amicizia e nel vino: in entrambi si possono trovare degli apici di sublime sincerità e dei veri fondi di bottiglia.

Miles, insegnante di lettere di scuola media con un romanzo pluri-rifiutato nel bagagliaio della macchina, decide di portare il suo amico Jack, ex attore di soap opera e ora protagonista di spot televisivi, a fare un giro nella bellissima zona dei vigneti californiani, nella settimana che precede il matrimonio di quest’ultimo. Sette giorni dedicati a loro due, a visitare cantine, degustare vini e giocare a golf, per Miles. Sette giorni per “svuotare i testicoli” (sic!) prima di votarsi alla fedeltà per Jack. Sette giorni per dimenticare la propria ex moglie per Miles. Sette giorni per capire che non si può restare ragazzini tutta la vita per Jack.

Ormai in Italia siamo talmente abituati a vedere in televisioni e ristoranti vari sommelier veri o improvvisati - e le loro macchiette – che è quasi inevitabile sorridere quando il buon Miles cerca di spiegare a Jack come valutare un vino, come mai il pinot nero sia bianco… il buon Jack tracanna senza colpo ferire.

Parto per la tangente e mi viene da pensare che sia un peccato che certi gesti siano ormai diventati motivo di scherno ai più: l’aroma di un vino può saziare il naso quanto il suo sapore delizia il palato, è un godimento unico che va completato con l’assaggio; il colore, la consistenza e poi, ancora, il pensiero che quanto si sta gustando non è solo il frutto del lavoro di un anno, ma porta dentro tutta la storia della vigna da cui proviene, tutta la fatica, l’impegno e le sofferenze di chi l’ha fatto, che ha scelto il terreno, l’ha preparato, ha piantato le barbatelle e ha imparato a crescerle con cura.

C’è davvero un mondo in un bicchiere. Ma non aspettatevi di trovarlo il questa pellicola, il cui apice di profondità si può ravvisare nel dialogo in cui Maia racconta a Miles di come sia nata la propria passione per il vino e per quel mondo. Racconta di aver iniziato ad appassionarsi al vino assaggiando un Sassicaia (con tanti complimenti al commerciale U.S.A. dei Marchesi Incisa della Rocchetta!). Resta comunque vero che non si può scordare il momento in cui è scoccata la scintilla sul bordo del bicchiere: i profumi di quel vino ci resteranno impressi per sempre.

E questo è il punto in cui il regista pare prendere il gancio giusto, ma non lo regge.

C’è qualche bella panoramica sui vigneti californiani, ma sia chiaro: le colline pettinate fra Montalcino e Montepulciano sono tutta un’altra cosa (quanto siamo viziati!); sfilano davanti agli occhi bottiglie di Pinot e di Cabernet, di Syrah e altre amenità più o meno note, compaiono espressioni come 'tannico' o 'fermentazione malolattica', tanto per ricordare di quando in quando che quello vuol essere il filo conduttore, ma la sensazione che ho avuto dalla pellicola è di uno scollamento costante tra i due strati, una disomogeneità non necessaria che alfine non rende giustizia né a una parte né all’altra. Un po’ come quando affondando il naso nel bicchiere si trae una soddisfazione che non trova corrispondenza nel sapore.

Eppure nutro la speranza di vedere un giorno anche un bel film che riesca a rendere degnamente onore a quanto di bello e di comune c’è davvero fra le persone e il vino, così come tanto di bello a tal proposito è stato scritto.

Una citazione di Seneca, inviatami tempo fa da un amico: “Perché l'animo si ravvivi e si ricrei a volte ci aiuterà un viaggio, un cambiamento di luogo, un pranzo, qualche bicchiere in più. In certi casi si può arrivare anche a essere brilli, non per abbruttirsi ma per calmarsi: l'ebbrezza infatti trascina via gli affanni, scuote il fondo del nostro animo, cancella la malinconia. Ma, come per la libertà, anche per il vino ci vuole moderazione. Certo non bisogna indulgervi spesso, perché l'animo non contragga una brutta abitudine; tuttavia ogni tanto è bene dar via libera alla gioia e alla libertà e mettere da parte la severa sobrietà.”

Grazie ad Alby e ad Albe’.

 

Sideways - In viaggio con Jack [Sideways], di A. Payne
con P. Giamatti, T. Haden Church, V. Madsen, S. Oh - Ungheria/USA 2004

Per gli "intenditori" come Maya: www.sassicaia.com
Anzi, meglio: www.lavinium.com  

Qui non si fa in tempo a vedere un film, che già c'è chi scova la storia parallela.

Beppe ha scoperto la storia di un film che si doveva fare 20 anni fa, di cui Sideways sarebbe stato un remake. Poi la vita ci si mise di mezzo, e quel film, nell'82, non si fece più.

Alessandro, invece, risponde all'invocazione di Lucia su "quanto sarebbe bello che il cinema sapesse parlare di vino"... e prova ad accontentarla con i primi due esempi che gli sono venuti in mente.

Cin cin!

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