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Altri brindisi cinematografici

di Alessandro Borgogno - 13/3/2005

Ispirato dalla recensione di Lucia, perché pur non avendo visto Sideways mi pare di aver colto il senso di alcune osservazioni, e trovandomi d’accordo con la sua affermazione “nutro la speranza di vedere un giorno anche un bel film che riesca a rendere degnamente onore a quanto di bello e di comune c’è davvero fra le persone e il vino”, mi sono venuti in mente alcuni nobili esempi di utilizzo cinematografico della materia in questione, che in effetti a saperla usare…

Non volendo iniziare una ricerca sui mille possibili esempi - che possono non venirmi in mente in questo istante - decido di fermarmi a due, cioè i primi due che mi vengono in mente ora, senza altro criterio (diciamo pure libere associazioni).

Dal punto di vista visivo, trovo ancora ineguagliata la cascata di vino rosso rubino di Fantasia, nell’episodio della Pastorale di Beethoven, al passaggio fra il baccanale e la tempesta, quando una delle saette di Zeus distrugge l’immenso tino e inonda di fiumi rossi tutti i giardini dell’Olimpo.

Gran parte dell’episodio, del resto, dalla raccolta dell’uva alla spremitura e via raccontando, riporta con felicissima sintesi molte di quelle suggestioni anche inconsce che qualunque bicchiere di vino porta sempre con sé, fino a chiudere il cerchio nel ritorno del sereno dopo la tempesta, quando l’arcobaleno si riflette nei ruscelli e Bacco raccoglie con il bicchiere, e tracanna felice, un nuovo vino composto da tutti e sette i colori dell’iride.

Difficile dire di più di quanto in questo caso Fantasia dica senza dire una parola.

Dal punto di vista del racconto puro, invece, credo che il massimo grado di utilizzo della materia ai fini della drammatizzazione sia stato raggiunto da uno dei migliori episodi della prima serie de Il tenente Colombo (sì, lo so, erano telefilm, ma molto più “cinematografici” di molti film che si vedono in sala), con protagonista, insieme a Peter Falk, Donald Pleasance nella parte di Carsini, un produttore e raffinatissimo intenditore di vini che uccideva il fratello perché questi voleva chiudere l’attività.

Lo uccide e lo chiude nella cantina, abbassando la temperatura, per ingannare gli inquirenti sull’ora della morte.

Colombo ovviamente non ci casca, e alla fine lo incastra facendogli assaggiare un suo vino e ottenendo proprio da lui (cioè dalle doti di assaggiatore uniche al mondo) la prova che il vino era stato sottoposto ad uno sbalzo di temperatura di alcune ore, piccolo ma fatale.

Fedelissimi al principio hitchcockiano, per cui “in Svizzera bisogna usare i laghi alpini per farci affogare qualcuno e i crepacci per farci cadere la gente”, credo che gli autori di Colombo abbiano sempre avuto del genio autentico, e questo è uno degli esempi migliori, in quanto il personaggio Carsini, come tutti i personaggi degni di questo nome, porta fino alle estreme conseguenze la sua natura e le sue caratteristiche peculiari (che l’hanno portato anche all’omicidio) finendo così per accusarsi da solo.

Perché avrebbe potuto mentire su qualsiasi altra cosa, ma non sul vino.

 

Fantasia - Segmento "The Pastoral Simphony", di J. Handley
USA 1940

Colombo - Episodio "L'uomo dell'anno" [Any Old Port in a Storm], di L. Penn
con P. Falk, D. Pleasance, USA 1973

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