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Niente di diverso dal giorno prima

di Ilaria Scala - 18/1/2007

Ha ragione Alessandro. Non si riesce a non pronunciarsi sulla strage di Erba.

Ed ha ragione anche nel dire che si è già detto tutto sulla lapidazione mediatica del presunto colpevole, colpevole fino a prova contraria (un alibi di ferro, per sua fortuna).

Però su una cosa, tra quelle che dice Alessandro, non sono d'accordo. Sulla negazione dello stupore.

Non è detto che sia ipocrita stupirsi di una vicenda così.

Illudiamoci che lo stupore possa esistere ancora, di fronte a storie di umana ossessione che nasce e prospera nella banalità del quotidiano, nei gesti ripetuti giorno dopo giorno, anno dopo anno, e che logora le menti come gocce sul granito.

Concediamoci il lusso di stupirci, quando la violenza e l'odio non scaturiscono né dall'amore consunto né dalla passione respinta, né dalla gelosia, né dall'invidia sorda e inconfessabile, bensì dal fastidio, dalla condivisione dei piccoli spazi in comune (le scale, il cortile, il davanzale), dal non saper stare insieme e dal non saper stare soli.

Stupiamoci, sbalordiamoci, anche, che nel nostro mondo affollato, variegato, nei nostri paesotti dove ci si conosce tutti e di tutti si sa vita morte e miracoli, si riesca a non accorgersi dell'attimo esatto in cui questo fastidio comincia a covare, e a contenere in sé la scintilla che lo farà esplodere.

Spaventiamoci del fatto che esistono persone che non hanno amici, che passano giornate intere senza parlare con nessuno, che non fanno visite e non ne ricevono; inorridiamo al pensiero che esistono persone abbandonate dalla famiglia (l'abbandono della rinuncia al dialogo e della resa), che nessuno cerca, che nessuno scuote, a cui nessuno tiene, di cui nessuno ha nostalgia.

Ricordiamocene ogni volta che ci vien voglia di "lasciar perdere" qualcuno. Ricordiamoci della strage di Erba. Ricordiamoci che gli esseri umani sono animali sociali. Animali nel senso di bestie feroci, a volte. Sociali nel senso che non sanno stare insieme, ma meno che mai son capaci di stare soli.

Tutti hanno bisogno di essere cercati, di sentirsi importanti per qualcuno. Tutti hanno bisogno di aver qualcuno con cui confidarsi, qualcuno a cui sorridere, qualcuno con cui discutere o litigare, qualcuno a cui telefonare la sera. Tutti dovrebbero avere qualcuno in grado di accorgersi che qualcosa non va, che una scintilla si è accesa e che potrebbe - domani, tra un mese o tra un decennio - provocare un incendio.

Perchè le vittime di Erba (i sopravvissuti) fanno pena per il dolore, per la devastazione, per ciò che questo dolore e questa devastazione potranno provocare alle loro vite da oggi in poi.

Ma gli assassini di Erba fanno pena perchè - la mattina dopo il massacro - la signora Rosa è andata a far la spesa nel solito supermercato, e la cassiera non ha visto niente di strano nei suoi occhi, niente di diverso dal giorno prima.

 

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