editoriali

 

Orrori quotidiani

di Alessandro Borgogno - 16/1/2007

Non si riesce a non pronunciarsi in qualche modo sull’ultima, ennesima strage (quella di Erba) e le relative agghiaccianti scoperte sui responsabili, sui moventi e sulle modalità.

Probabile si sia già detto molto se non tutto sui meccanismi ormai tipici di identificazione immediata del primo colpevole (le aveva proprio tutte: extracomunitario, marito e padre di due vittime, spacciatore di droga e uscito con l’indulto! Praticamente perfetto.); talmente facile da lapidare subito da far venire i primi dubbi anche solo per questo. Si è detto tutto anche sulle giustissime considerazioni (se ne trovano di ottime e interessanti in molti articoli, primo fra tutti il sempre eccellente Gabriele Romagnoli su Repubblica) riguardo al luogo principe nel quale si annidano sempre più spesso i veri orrori del nostro tempo, il condominio, la famiglia, le villette mediocremente agiate della provincia prospera e triste, i piccoli e terrificanti orrori quotidiani, le squallide e profonde frustrazioni che avvelenano i nostri vicini e tutto ciò che abbiamo intorno, vicinissimo a noi.

Tutto vero. E la cosa forse più importante che bisognerebbe ricordare è che come al solito, pronti a cercare ed identificare l’orrore sempre in ciò che è più lontano e più diverso, regolarmente lo scopriamo poi risiedere a proprio agio in ciò che è più vicino e più ci somiglia. E come al solito è questo ciò che più ci spaventa, ogni volta. E’ l’essere messi senza più veli di fronte al fatto che le cose più orribili ci appartengono né più ne meno di quelle che ci piacciono e per le quali ci autostimiamo.

Ma ciò che davvero, ogni volta (Cogne, Erika e Omar, ora la strage di Erba, domani chissà quale altra), non cessa di suscitare profondo fastidio è la diffusa esternazione di sorpresa che sempre accompagna le rivelazioni sui veri colpevoli, sulle atroci modalità e sulle futili motivazioni. E’ su questa sorpresa che si sprigiona la mastodontica ipocrisia che sempre più si diffonde fra noi e in noi, aiutata dall’ignoranza che sempre più penetra ovunque, anche in chi, come noi, spera sempre di restarne immune.

Quando la smetteremo di stupirci ogni volta per cose che sappiamo benissimo, e che esistono e ci vengono raccontate non da ieri e non negli ultimi anni, ma da decenni quando non da secoli?

Sarò buono e non andrò troppo lontano nel tempo. Mi fermerò ad un grandissimo scrittore, Georges Simenon, e al suo personaggio più famoso, il Commissario Maigret, conosciuto da tutti, amato e letto da moltissimi, seguito comunque anche da chi non legge grazie a film e fiction anche recenti quando non dagli splendidi sceneggiati interpretati da Gino Cervi, nei lontanissimi anni Sessanta, solo apparentemente più bigotti e reticenti dei nostri modernissimi anni Duemila. Solo apparentemente.

Simenon, attraverso le inchieste del suo onesto e per nulla superomistico funzionario di Polizia Giudiziaria, dotato semplicemente di sensibilità e di intuizione profonde, ci ha raccontato e ancora ci racconta dalle sue pagine con spietata precisione e senza alcuna reticenza esattamente queste storie. E ce le ha raccontate con atroce semplicità e realismo, per non lasciarci alcun dubbio sulla loro veridicità. Erano tutte storie vere, possibili, spesso probabili. Nessun grande criminale, nessuna tentacolare Spectre del delitto. Semplicemente, e per questo assai più atroci, padri che violentavano figlie, miti casalinghe che trucidavano vicini di casa, mariti stanchi della loro vita quotidiana che finivano inesorabilmente in vortici di disperazione criminale, tanto squallide quanto terribili, spietate signore piccolo borghesi che non esitavano a sfruttare barboni senza casa o a lasciar morire poveri innocenti pur di mantenere il loro stile di vita appena decente, per qualche migliaio di franchi di rendita, per mantenere il possesso di un appartamento mediocremente lussuoso con qualche stanza e qualche tappeto e qualche argenteria in più di quello accanto.

Smettiamola di sorprenderci, ve ne prego. Spaventiamoci, si, ma almeno preoccupandoci davvero del fatto che, dopo secoli di civiltà, non siamo riusciti ancora neanche ad intravedere la liberazione dal peggiore mostro che ci ha sempre minacciato e continua a minacciarci, che non è il grande sceicco terrorista internazionale o il pericoloso serial killer del mese, ma la nostra squallidissima pretesa di superiorità nei confronti dei nostri simili, il nostro misero e paranoico attaccamento alle proprietà più insignificanti e di minor valore, il nostro miserabile egoismo.

Uno dei tanti possibili antidoti….. leggere di più.
I nostri consigli in questo caso sono (tutti di G. Simenon):
Firmato Picpus (anche come L’affare Picpus)
Maigret sotto inchiesta
Le vacanze di Maigret
L’ombra cinese
Maigret a scuola (anche come Maigret ha un dubbio)
L’uomo che guardava passare i treni

 

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