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Il cielo sopra l’Adriatico

di Lucia Falzari - 2/9/2005

Il cielo sopra l’Adriatico è uno solo. Eppure il mare è uno di qua, quando partiamo da casa a Rimini, ed è un altro di là, anche se questo lo vediamo solo quando ci svegliamo, dato che a Punte Bianche ci siamo arrivati alle tre e mezza di notte e Baia Pantera l’abbiamo solo intuita. Al mattino facciamo pratiche, paghiamo il dazio d'entrata e sdoganiamo noi, la barca e la nostra voglia di vacanza; il doganiere ci guarda pigro mentre issiamo la bandierina croata e filiamo via, puntando a Meridione.

foto di L. Falzari

Il vento è fedele alla propria definizione tecnica: fenomeno atmosferico sempre proveniente da prua. Leggasi: nei denti.

Da questo momento perdo contatto con orologio e calendario. So solo che dobbiamo arrivare a fare un piccolo cambio d’equipaggio a Dubrovnik, e poi a ritroso di nuovo su, veleggiando fra le isole. Guardando la piantina del satellitare siamo davvero “un punto fermo nel mare”, ma …oddio, nemmeno troppo fermo! Ed allora eccoci all’isola di Zirje, poi Hvar (“l’isola del sole”, che noi abbiam visto con la pioggia!) e Korčula, Mljet (stupendo parco naturale) e terraferma a Ragusa (l’antico nome di Dubrovnik). E’ stupenda, come l’avevamo lasciata l’anno scorso. Due notti ormeggiati nello stesso posto possono sembrare una manna di riposo!

Risaliamo un po’ lungo le stesse isole ma in posti differenti, cercando piccole insenature che possano dare protezione per la notte. Ci aspetta Spalato, con il suo fascino incredibile. Camminare entro le mura del Palazzo di Diocleziano all’una di notte, nei vicoli deserti, è surreale. Resti di epoche diverse si intrecciano e rincorrono, palazzi “multistrato”: dal 300 d.C. al 2005. Fanno capolino qui e là come sentinelle le colonne in granito e una sfinge, accanto a una chiesa. Mi appunto: da tornarci sicuramente. Risaliamo ancora e si passa a Kaprije, la loro Capri… ma solo per i Capperi! In lontananza ci accompagnano le isole lunari dell’arcipelago delle Incoronate.

La mia amnesia continua durante tutto il viaggio e ad aiutarmi in ciò è il verde smeraldo che vira al turchese nell’acqua, sono il giallo e il rosso delle cerate, il nero dei groppi di maltempo che non ha portato malumore. E ancora i volti che ci si specchiano – assieme al cielo nuvoloso - nel riflesso delle lenti degli occhiali da sole, perennemente sul naso. I capelli che dopo un paio di giorni non si pettinano più per la salsedine, le gambe più nere per i lividi che non per l’abbronzatura (la vita è piena di spigolature, la vita in barca è piena di spigoli!), volti stanchissimi ma soddisfatti. Tutto questo ce l’abbiamo a bordo, ma lo incontriamo anche su ogni barca che incrociamo. Si passa e ci si saluta, ci si aiuta per

foto di L. Falzari

l’ormeggio, di quando in quando gli accidenti fan mettere i tappi alle orecchie.

Due chiacchiere con uno spagnolo ormeggiato a fianco a noi che ci dice “I greci: molto simpatici. Italiani molto simpatici. In Turchia molto simpatici. Croati… non tanto carini.”

Forse le cicatrici della guerra ancora non rimarginate, forse l’arrivo di ondate di turisti che vanno in Croazia anche perché è molto economica, hanno acuito il contrasto fra il nostro benessere e la loro condizione che ancora sta cercando una propria ricollocazione, e questo è evidente.

Lasciamo la Croazia in una mattina di pioggia, così come ci eravamo arrivati, sempre a Baia Pantera, e arriviamo a Rimini a notte inoltrata; il nostro porto ci sembra ancora soltanto una tappa: domani tanto si riparte, no?

In mezzo questa strana distesa d’acqua che ha separato la spensieratezza dalla guerra, che continua a far parlare altre lingue, a far usare monete diverse...

In mezzo piattaforme scintillanti che lamentano quando ci avviciniamo troppo, una luna rossa che sorge e sembra inseguirci e navi cargo che… “Signori un ultimo tè, il nostro porto d’attracco non dà segno di sé”… Magari!

foto di L. Falzari

 

Sulla Croazia: www.croazia.com
Sul Palazzo di Diocleziano: http://it.wikipedia.org/wiki/Palazzo_di_Diocleziano 

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