storie

 

Gli occhi blu profondo di Vincent

di Alessandro Borgogno - 23/11/2009

Questa storia comincia nel lontano 1973. Ed è la storia di uno sceneggiato, di una canzone, di un uomo straordinario e delle sue straordinarie opere d’arte.

Il percorso è tortuoso, ed è uno dei tanti motivi che lo rende affascinante.

Lo sceneggiato (i vecchi film per la TV, quelli che oggi si chiamano orrendamente fiction) ci entra per puro caso, ma è il caso che mette in moto uno di quei meccanismi che se ne stanno in pausa per trent’anni e poi arrivano a conclusione in modo inaspettato.

E’ il 1973, e la RAI manda in onda uno dei suoi polizieschi a puntate, uno di quelli belli. Si intitola Lungo il fiume e sull’acqua (gran bel titolo). Si chiamano sceneggiati proprio perché sceneggiano dei romanzi, in questo caso un noir inglese, scritto da Francis Durbridge. Io avevo otto anni, quindi ovviamente non ricordo assolutamente nulla della storia (forse non l’ho neanche visto davvero). Di sicuro c’erano bravissimi attori, Sergio Fantoni, Laura Belli e l’indimenticabile Giampiero Albertini. Il personaggio interpretato da quest’ultimo era un ispettore, un po’ burbero ma molto acuto, che andava in giro spesso con un impermeabile. Impossibile non pensare che anni dopo, all’uscita dei primi sorprendenti telefilm del Tenente Colombo, questo personaggio abbia giocato un ruolo fondamentale nella scelta di Albertini, assolutamente perfetta, come doppiatore di Peter Falk. In ogni caso, dello sceneggiato ci interessa la sigla. Era una canzone, e quella sì, anche se avevo otto anni, l’ho ascoltata e mi è rimasta in testa fino ad oggi. La cantava, avendola anche scritta, un americano di nome Don McLean. Si intitolava Vincent, ed era bellissima, anche senza capirne una sola parola.

La popolarità dello sceneggiato e la bellezza della canzone ne fecero un successo dell’epoca. Ora magari molti non sapranno di cosa sto parlando, ma sono certo che alle prime note e alla prima frase “Starry, Starry night...” una intera generazione la riconoscerebbe.

Tale fu il successo all’epoca che se ne fece subito una versione italiana. La cantò Little Tony, e si intitolava Come un anno fa. Il testo, ispirato all’originale ma poeticamente assai rimaneggiato, lo scrisse addirittura un giovanissimo Francesco De Gregori, ancora non approdato al successo di Rimmel. Una delle cose straordinarie di questa storia è che la canzone con lo sceneggiato non c’entra assolutamente nulla. Né l’argomento, e neanche la nazionalità (USA vs. GB). Era una pura scelta, potremmo dire, “sonora”. E funzionò alla grande.

Il vero contenuto della canzone mi fu sostanzialmente sconosciuto fino a poco tempo fa. Accade infatti che mi imbatto in un CD di Roberto Vecchioni, con molti dei suoi famosi successi, e con alcune canzoni meno conosciute fra cui una che si intitola, vedi un po', Vincent. Comincio ad ascoltarla, e pur se con un arrangiamento molto diverso (e anche più convenzionale) la riconosco dopo due strofe. “Ma questa è Vincent!” mi dico. Bella scoperta! Anche il titolo è uguale. Ma è proprio quella Vincent, quella di Lungo il fiume e sull’acqua! Da lì comincio a scoprire di cosa parla davvero. Cerco il testo originale su internet, trovo alcune traduzioni, più o meno felici, e alla fine fra tutte ne tiro fuori una personale, illudendomi che sia la più fedele. Di sicuro lo è per i miei gusti.

In ogni caso il testo in inglese è pulito, lineare, comprensibilissimo anche per chi ne mastica poco. Vincent è proprio lui. Vincent Van Gogh. Le notti stellate del primo indimenticabile verso sono proprio quelle da lui dipinte in molti quadri, quella del Cafè di Arles, quella con i cipressi, quella sul fiume Rhon. Il testo è magnifico, affronta con poche parole l’essenza dei suoi quadri, della sua presunta o autentica malattia mentale, del suo amore per gli umili e del suo disagio in un mondo che non lo capiva. In una canzone così, proprio per la sua apparente semplicità, è possibile cogliere davvero le possibilità poetiche della lingua inglese, la sua apparenza rudimentale che proprio per questo costringe e quindi permette gli slanci lirici non per ricercatezza dei termini ma per assonanze, giustapposizione di parole, associazioni visive.

La canzone è, nel suo genere, un capolavoro degno di quelli che descrive.

I riferimenti ai quadri di Van Gogh, da quelli più famosi a quelli meno conosciuti, sono precisi e pertinenti.

I richiami alla sua filosofia di vita sono profondi, e quelli alla sua “salute mentale” addirittura clinicamente esatti quando non anticipatori di studi e analisi che verranno fatte solo in seguito.

Inevitabile, per il sottoscritto, tradurre il tutto in un video, montando la canzone originale con la mia traduzione e con i quadri del grandissimo pittore olandese. Perché quelli sono, in ogni caso, l’espressione migliore, più complessa e più completa di tutto ciò che Vincent ha voluto dire al mondo, quello che poi il mondo ha finalmente capito, e anche tutto quello che non ha compreso ancora.

 

Il video è venuto discretamente, e per chi vuole completarci questa storia è visibile su youtube: http://www.youtube.com/watch?v=E4Xg8KvInVY

 

Inutile dire che poi ne ho scoperti molti altri, fatti da altri fissati in varie parti del mondo, tutti basati sulla stessa idea: canzone di sottofondo, quadri di Van Gogh in sequenza. Inutile anche dire che il mio è il migliore!

 

“Ma avrei potuto dirti, Vincent, che questo mondo non era stato mai pensato per qualcuno così bello come te”

 

Vincent - 1971,
musica e parole di Don McLean

Lungo il fiume e sull’acqua – 1973,
regia di A. Negrin
con S. Fantoni, L. Belli, G. Albertini, F. Durbridge

The Other Man (Lungo il fiume e sull'acqua),
stampato in Italia nel 1974 nella collana I Gialli Longanesi con il numero 119

Come un anno fa - 1973,
testo italiano di Francesco De Gregori
cantata da Little Tony

Vincent – 2000,
testo italiano di Roberto Vecchioni e Enrico Nascimbeni
cantata da Roberto Vecchioni

Il video di Alessandro Borgogno - 2009:
http://www.youtube.com/watch?v=E4Xg8KvInVY 

Tutte le storie