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Storia di una donna del secolo scorso

di Alessandro Borgogno - 28/10/2006

Italia Vittoria amava dire di essere nata su un treno, in viaggio fra le Alpi. Nessuno ha mai potuto dire se fosse la verità o una sua invenzione, ma anche fosse stata inventata non avrebbe potuto essere una nascita più appropriata. Perché, oltre ad essere nata su un treno, Italia Vittoria era un treno.

E come un treno ha attraversato tutto il secolo scorso e l’inizio di questo, lasciando un segno indelebile in tutti coloro che l’hanno anche solo sfiorata.

Anche la sua vera età è quasi un mistero. Millenovecentosedici, dice l’anagrafe. Ma dopo la guerra gli uffici comunali del paese erano totalmente distrutti, e per ricostruire l’identità di una comunità intera ciascuno andò di persona al comune a dichiarare di nuovo la sua data di nascita. Autocertificazione per forza di cose. Sulla fiducia. E così anche l’anno di nascita si è scelto da sola, e se poi fosse quello vero o se avesse scelto un numero che le piaceva più di un altro, anche questo nessuno potrà mai saperlo. Poco importa, poteva permetterselo.

Saranno stati pure i primi del secolo, ma si spostò da un luogo all’altro come se fosse oggi. A Cortina, dove crebbe e dove gli nacquero altri fratelli più piccoli, quando Cortina non era un posto di lusso ma solo un paesino di montagna in mezzo alle montagne più belle del mondo. E poi, più grande e già senza più il papà, in varie città d’Italia che neanche saprei dire tutte, attraversando la guerra e attraversandola scegliendo da che parte stare, ovviamente dalla parte della giustizia, contro le oppressioni, dando tutta se stessa nella difesa dei deboli e di chi aveva bisogno.

E infine a Roma, dove scelse il suo luogo definitivo, e la famiglia che volle costruire. Unica, estesa e complessa come un mondo intero, come lei stessa.

Regalò al mondo la bellezza di otto figli, crescendoli con le sue sole forze tutti e otto con la stessa passione e la stessa dedizione che avresti detto impossibile per chiunque. Mai avresti potuto scorgere una preferenza, un disequilibrio, una asimmetria nel modo in cui donava tutta se stessa al futuro delle sue creature, e lo faceva donando loro ogni giorno il proprio immenso presente. E così li avviò, con tutti gli strumenti possibili, a conquistare ciascuno il suo mondo, ciascuno con le proprie forze ma con la capacità e la possibilità di puntare in alto. E così ora la sua famiglia, il risultato della sua vita, è sparsa ovunque. Ingegneri, matematici, medici, fisici, letterati e professori (per dirne solo una tra le tante, uno di loro è addirittura autore di una delle pochissime dimostrazioni matematiche esistenti al mondo, tuttora in corso di verifica, dell’ultimo teorema di Fermat).

E così è stato per tutte le persone che nella loro vita i figli di Italia Vittoria hanno finora incontrato, influenzato, aiutato, e dalle quali sono state influenzate, aiutate, o con le quali hanno semplicemente condiviso un pezzo di strada. Un mondo intero nato da lei, di cui ormai non si riescono più a distinguere nettamente i confini.

Ma talmente enorme era la quantità d’amore, amore concreto, di cui era capace, che riusciva ad espanderla assolutamente identica anche oltre la sequenza già interminabile dei suoi otto marmocchi, e così fu anche Zia, una Zia che valeva una seconda mamma, per i suoi nipoti che storpiandone il nome la fecero diventare per tutti zia Toia, per non dire di quando poi diventò Nonna una, due, tre fino a undici volte, dedicando gli stessi pensieri anche a tutti i suoi nuovi nipoti, generazione dopo generazione, come se la sua non fosse più quella degli inizi del secolo, ma ogni volta passasse lei stessa, indenne, alla generazione successiva, più giovane dei più giovani.

Novant’anni di forza d’animo e di forza fisica, di dedizione alla famiglia e all’amatissimo marito, di interpretazione libera e sincera dei valori civili e di quelli religiosi, di anticonformismo e di rigore morale sempre magicamente in equilibrio e mai in contrasto.

Novant’anni che regolarmente venivano scambiati almeno per settanta, talmente l’età non riusciva ad incidere sulla sua voglia di vivere e sulla sua forza di volontà nel affrontare sempre e comunque qualunque impegno da sola, con le sue forze e sulle sue gambe, senza l’aiuto di nessuno.

Italia Vittoria era una donna del secolo scorso, una donna come ce ne vorrebbero tante ora, in questo secolo nuovo che non ci piace per niente.

Alla fine, ma solo alla fine, ha mollato, lasciandoci in questo nuovo secolo e in questo nuovo millennio, ma ancora, fino all’ultimo istante, con le forze di una giovinetta.

Italia Vittoria è morta venerdì scorso, 20 ottobre 2006, improvvisamente nonostante l’età, e fortunatamente senza dolore.

Italia Vittoria è stata una di quelle donne che in questi nostri tempi così avari di emozioni autentiche, come ha fatto per tutta la vita così anche nel momento della sua partenza definitiva ha regalato una commozione vera e profonda a tutti coloro che la conoscevano, e una di quelle donne che lasciando questo mondo lascia tutti più poveri, anche chi non l’ha mai conosciuta.

Ciao Zia Toia.

 

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