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Immagini dal Vajont

di Alessandro Borgogno - 4/8/2006

L’anno scorso ho tentato di raccontare cosa si prova a visitare il Vajont, il luogo della più grande catastrofe naturale provocata dall'uomo che la storia ricordi. Del Vajont ci si può anche ammalare, e non farselo più uscire dalla testa, tanto enorme e senza né precedenti né successivi eventi paragonabili. E così è per me.

Così quest’anno sono di nuovo passato di lì, e stavolta per i lettori di Parolae ho cercato di portare non più solo parole, ma qualche immagine.

So già che non renderà mai l’idea, perché non è possibile.

Posso solo dire che era domenica, e c’era un sacco di gente. A guardare, a chiedere, a leggere, ad ascoltare. Mi ha fatto piacere. E’ un luogo bellissimo e spettrale al tempo stesso, che è rimasto abbandonato e dimenticato per decenni: è bene che ora ci siano molte persone che, indipendentemente dal modo, se ne interessano.

Riporto quindi qualche immagine della diga, della gola, del paese di Erto, in alto, travolto dall’onda e parzialmente risorto con dolore e fatica silenziosi, del grande monte sventrato e dell’immensa frana precipitata a far crollare il mondo. Solo un’indicazione: la parte biancastra che vedete del monte è tutta la parte di montagna e di mondo che è venuta giù. Quelle che sembrano valle e collina ai piedi del monte è invece la parte di monte che era su e che ora è giù, per sempre.

Tutta la frana è larga più di tre chilometri. C’è una strada, sopra: per arrivare sotto al monte e scattare la panoramica ho camminato con la macchina per almeno cinque minuti.

L’intera frana non entrava nell’obiettivo, neanche grandangolo. Sono due foto unite.

E’ un imperativo, non dimentichiamo mai il Vajont, anche se ci appare una cosa passata e lontana. Ogni volta che qualcuno vorrà colare del cemento e costruire qualcosa in un qualsiasi luogo del mondo dove la Natura domina, e qualcun altro dirà di stare attenti perché è pericoloso, coltiviamo il dubbio come la cosa più preziosa che abbiamo, ricordiamoci sempre del Vajont e urliamo Fermatevi, in nome di Dio, fermatevi!

 

(sopra, nella foto grande: Il monte Toc con la parte franata in tutta la sua estensione)

 

La frana in primo piano.
Tutto questo bosco era lassù.

Dall’abitato di Erto

Erto

Il Monte Toc e la frana, in basso.

La Diga.
Dietro, il monte Toc e la frana.
dove c’era il lago.

La gola del Vajont.
In fondo in alto, la diga.

Da Erto.

 

Foto di A. Borgogno

l siti:
http://www.vajont.net
http://www.vajont.it
http://www.longarone.it
http://www.erto.it

T. Merlin, Sulla pelle viva - Come si costruisce una catastrofe - Il caso del Vajont,
CIERRE Edizioni – Verona, 1997 (I ed. La Pietra - Milano, 1983)

M. Paolini, Vajont - 9 ottobre 1963 - Orazione civile,
di M. Paolini & Gabriele Vacis in VHS o DVD Elleu Multimedia, 1993

Vajont – la diga del disonore , di E. Martinelli
con M. Serrault, D. Auteuil, L. Gullotta, L. Morante, P. Leroy - Italia 2001

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