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Bentornato Okapi!

di Alessandro Borgogno - 14/6/2006

La notizia è piccola piccola, ma non per l’importanza, semplicemente per il posto dove l’hanno relegata i pochi giornali che ne hanno dato conto.

In Ruanda, ex Congo, è stato riavvistato dopo cinquant’anni l’Okapi.

L’Okapi è uno strano animale, parente della giraffa, che sembra un incrocio fra una giraffa brutta e una zebra. Era stata vista allo stato selvaggio circa cinquant’anni fa. Poi, fra i massacri della guerra civile e l’impossibilità di addentrarsi in quelle foreste, e il saccheggio forsennato che hanno subito, per fame e per altro, la gran parte delle popolazioni zoologiche di quell’area e di cui hanno fatto le spese anche i famosi Gorilla di montagna di Diane Fossey, non se ne erano più avute né tracce né tantomeno altre prove della sua permanenza nelle foreste del Centroafrica.

Ed era stato dichiarato estinto.

Una specie in meno sulla terra, una delle tante, con la sola differenza che non si trattava di un insetto o un piccolo pesce ma di un grosso mammifero.

E invece, qualche giorno fa, è stato di nuovo avvistato e fotografato. Un piccolo miracolo per gli appassionati, ma soprattutto una notizia confortante.

Trovo infatti confortante non solo il fatto che una specie animale, che di per sé è un’entità immensa, sia sopravvissuta a tutti i nostri tentativi di distruggere lei e il suo ambiente, ma soprattutto che l’abbia fatto a nostra insaputa.

Noi l’avevamo data per estinta. Sempre noi, in preda al nostro ormai cronico delirio di onnipotenza, in qualche laboratorio del mondo stavamo anche già pensando a come resuscitarla attraverso tecniche di clonazione o altre stregonerie moderne, e nel frattempo lei sopravviveva nel folto delle foreste lontano da qualsiasi sguardo, soprattutto dai nostri.

Niente televisioni, niente telecamere di Discovery Channel, niente superobiettivi satellitari. Niente di niente.

E invece.

E invece semplicemente è sopravvissuta senza farcelo sapere. E’ sopravvissuta per se stessa e non per fare né un piacere né un dispiacere a noi, quasi a ricordarci, e non lo si fa mai abbastanza, che la Vita sulla Terra è qualcosa di molto più sconfinato e onnipotente delle nostre tecnologie e degli Dei che riusciamo a concepire con la nostra mente piccola e limitata, e soprattutto è qualcosa che va avanti anche a nostra insaputa e anche contro la nostra volontà.

Ricordo che da piccolo non mi sono mai deciso se l’Okapi fosse un nome maschile o femminile, e quindi bentornato o bentornata, a seconda di come preferisci. Anzi, né l’uno né l’altra, visto che davvero a te non interessa né come ti chiamiamo né con che saluto ti salutiamo.

Mi permetto di dirti solo una cosa: continua a stare lontano o lontana da noi come hai fatto finora, e vedrai che sopravvivrai anche a noi.

Ce la puoi fare.

 

PS: Volevamo pubblicare una foto dell’Okapi, ma poi, sempre per il suo bene, abbiamo pensato che era meglio che restasse in incognito.

 

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