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Morire per la libertà di tutti

di Alessandro Borgogno - 26/4/2006

Il 25 aprile scorso sono andato, come faccio abbastanza spesso, in doveroso e rispettoso pellegrinaggio civile alle fosse Ardeatine, a Roma, dove vennero spietatamente trucidati 335 civili strappati di corsa alle famiglie, alle carceri dove si trovavano per puri “crimini ideologici”, e soltanto per poter eseguire una vigliacca rappresaglia, tanto vigliacca da essere fatta di fretta e di nascosto, all’atto di guerra portato a compimento dai partigiani romani contro uno dei battaglioni nazisti che occupavano Roma e arrestavano e torturavano chiunque fosse anche solo in vago odore di Resistenza.

Non voglio qui raccontare di nuovo né commentare fatti storici che davvero non si dovrebbe commentare più, ma solo ricordare in silenzio.

Purtroppo per l’ennesima volta, a 61 anni di distanza dalla liberazione (di tutti), occorre ancora commentare.

Perché proprio il 25 aprile, proprio in quel luogo dove è possibile ancora vedere le grotte dove furono assassinati, a cinque per volta con un colpo alla nuca, padri e figli, preti e partigiani, bambini e anziani infermi, dove è possibile scorrere una per una l’infinita sequenza di trecentotrentacinque tombe assurde e ingiustificabili, proprio lì ho dovuto sentire, ancora oggi, frasi che non si dovrebbero sentire.

Le cito testualmente, per mantenerne intatta l’ignoranza, l’assurdità e la volgarità immense.

Un anziano, presumibilmente nonno, ai due giovani nipoti: “Se i partigiani si fossero fatti i cazzi loro tutta questa gente non sarebbe morta.”

Una signora, anch’essa piuttosto grande, seduta su un muretto, abbastanza grassa e molto presumibilmente reduce da un pranzo festivo a base di lasagne: “E questi erano partigiani di sinistra, e ora li abbiamo pure mandati al governo!”

L’assurdità di una insensata precisazione come “partigiani di sinistra” dovrebbe commentarsi da sola, ma certo di questi tempi a rubare qualunque senso alle parole siamo abituati.

Quello però che mi sono trovato a pensare, pur fortunatamente mitigato dalla contemporanea presenza di molte altre persone, compresi parecchi giovani, adeguatamente rispettosi e altrettanto commossi dal luogo e da tutto ciò che esso evoca, è che queste persone che si sono sacrificate per noi e che ogni tanto ci prendiamo il lusso di onorare per averci donato con la loro vita la libertà di cui possiamo oggi godere, alla luce di queste volgarità mi appaiono ancora più moralmente e spiritualmente superiori. Io, sinceramente, mi sento immensamente più in basso di loro.

In un’epoca in cui, molto più che oggi, l’Italia era davvero spaccata in due e moltissimi Italiani uccidevano e mandavano a morte altri Italiani collaborando con i nazisti, questi uomini e queste donne hanno dato la loro vita per restituire comunque la libertà a tutti, anche a chi non lo meritava e a chi ancora oggi dimostra in modo così banale, superficiale e indecente di continuare a non meritarlo.

Io, sinceramente, non credo sarei mai capace di farlo.

 

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