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La resa dei conti di Armando Cereoli - 22/6/2005 Il suo vero nome era Herbert ma in quel paesino della Romagna lo conoscevano tutti come Karl, oppure Poncio, per via del punch speciale che preparava nel suo piccolo bar in piazzetta. Sapevano tutti, o credevano di sapere, che era austriaco, della stessa cittadina "di quell'attore coi muscoli, che è diventato pure capoccia, là in America.." e che era venuto in Romagna dopo aver perso la sua povera moglie per un brutto male. In realtà non era mai stato sposato, era tedesco, era
stato un agente del BND, il servizio segreto del suo paese, ed era
venuto in Italia per fuggire da un passato troppo complicato da
affrontare senza uscirne male.
Quel giorno di tanti anni prima Karl aveva quasi
cinquant'anni. Si era ormai costruito una notevole ricchezza vendendo
informazioni e servigi preziosi in tutto il mondo, mettendo a frutto
quello che il BND gli aveva insegnato e la rete di contatti che si era
creato negli anni di servizio. Commise l'errore di credere di poter
forzare la mano mettendo contro gli interessi di alcuni suoi clienti.
Morirono molte persone, più di quante ne avesse messo in conto, morì una
donna che significava qualcosa per lui e con lei morì una parte di lui.
Quello del giorno seguente sarebbe stato il suo sedicesimo Natale in Italia. Come consuetudine aveva cortesemente rifiutato più di un invito a trascorrere il cenone tra amici; come ogni vigilia avrebbe chiuso il bar un po' più tardi del solito, si sarebbe acceso un toscanello e lo avrebbe fumato poggiato alla mostra delle bottiglie alle sue spalle, godendosi il silenzio e la solitudine di una sera in cui tutti, tranne lui, erano in compagnia. Tobia, un vecchio contadino storto e claudicante, finì avidamente la sua grappa compiacendosi, come era solito, di essersela meritata dopo una dura giornata di lavoro nel suo campicello. Karl gli dava conversazione da dietro il banco prestandosi al suo humour di vecchio romagnolo. Fuori era calata un po' di nebbia e la temperatura si era abbassata di parecchio. Nella piazzetta davanti al bar il tempo sembrava fermo. "Va là, Poncio, che te la trovo io una donna...!" stava dicendo Tobia, sospinto dalla grappa su uno degli argomenti a lui più congeniali. "Trovane due, allora" rispose ammiccante Karl "così ce
la spassiamo insieme.." e proprio mentre pronunciava queste parole la
coda del suo occhio percepì qualcosa che prima non c'era. Una macchia
nera sul limite estremo del suo campo visivo, un'alterazione del
messaggio luminoso che suggeriva una nuova presenza. Voltò la testa
verso l'ingresso del bar e inquadrò un individuo piuttosto robusto,
chiuso accuratamente in un giaccone impermeabile. Aveva le mani in tasca
e teneva lo sguardo fisso su di lui restando fermo sulla soglia. Karl
sostenne il suo sguardo per qualche istante puntandolo dritto alle
pupille; alle sue orecchie giungeva lontana come se venisse da un pozzo
profondo la voce di Tobia che continuava a berciare di donne.
Soli. L'uomo entrò definitivamente nel bar, camminando
lentamente verso il banco. La sua andatura, pigra e leggermente
ondeggiante, suggeriva complicità, quasi la dedicasse a Karl in nome di
una vecchia amicizia. Karl lasciò la propria bocca accennare un leggero sorriso. "Alla fine ce l'hai fatta" disse e pronunciando quelle parole ebbe la sensazione di non parlare ad un altro uomo ma a se stesso. "Non è stato facile ma te lo avevo giurato.." rispose l'uomo. Karl mise due bicchieri sul banco e versò due dita del miglior whisky che teneva da parte. "Alla tua..." disse Karl alzando il bicchiere. L'uomo rispose alzando il suo e insieme vuotarono il whisky. Karl sapeva perchè quell'uomo era là e non era per niente sorpreso del suo arrivo. In cuor suo sapeva che quel giorno sarebbe arrivato, solo il tempo avrebbe deciso quando. "Gomorov?" chiese, riferendosi all'unica persona che avrebbe potuto indirizzare l'uomo da lui. Questi fece un cenno affermativo con la testa. "Che ne hai fatto?" domandò Karl. "Ci ho dovuto lavorare un po', non avrebbe mai parlato... " Karl non ne dubitò, conosceva bene Gomorov. E comunque ormai non importava più. "Se ti può consolare l'ho finito per risparmiargli un'agonia terribile. Non avevo niente contro di lui..." Karl abbassò lo sguardo. Era finita. Non c'era più niente da dire o fare e forse non ne aveva più voglia. La pistola sotto il bancone, così a portata di mano, non serviva più. Era stufo di sentire quel pur debole fremito di angoscia ogni volta che uno sconosciuto incrociava la sua strada; l'arrivo dell'uomo dal passato lo faceva sentire stranamente sollevato. "Sei pronto?" chiese l'uomo. Karl lo guardò negli occhi, sorrise amaramente e disse "quando vuoi..." Fuori del bar la nebbia aveva preso il sopravvento, il Natale era ormai in pieno corso nelle poche case di quell'anonimo paesino. Di lì a poco il parroco della piccola chiesa avrebbe aperto il portone e qualche ombra avrebbe attraversato la piazzetta per prendere parte alla veglia natalizia. Un colpo di pistola soffocato da un silenziatore attraversò sommessamente la quiete della piazzetta e morì solitario nella coltre di nebbia...
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