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Solo sessant'anni fa

di Alessandro Borgogno - 23/4/2005

17 aprile 1944.

Non soddisfatto della strage compiuta solo un mese prima alle Ardeatine, il colonnello Kappler, d'accordo con il questore di Roma Caruso, per contrastare in qualche modo la continua e metodica azione di resistenza all’occupazione nazista che i partigiani conducevano in tutta la zona Sud-Est di Roma, preparò in gran segreto una grande operazione di rastrellamento del quartiere del Quadraro, all’epoca in realtà un agglomerato di diversi piccoli borghi ed abitato essenzialmente da operai, soprattutto edili (leggi muratori).

L’obiettivo, studiato e preparato con la consueta meticolosità da SS e Gestapo in collaborazione con la polizia fascista, era quello, semplicissimo, di rastrellare indiscriminatamente (leggi catturare e imprigionare con la forza) tutti gli uomini “validi”, elegante termine per definire chiunque non fosse un neonato o un moribondo.

Dato il via all’operazione, all’alba del 17 aprile nazisti e fascisti con un imponente schieramento di forze circondarono la zona, bloccando tutte le strade di accesso al quartiere. Le squadre delle SS, avanzando a pettine, irruppero nelle case sorprendendo nel sonno gli abitanti e portando via con la forza tutti gli uomini più o meno in salute, ovviamente senza esclusione né dei vecchi né dei giovanissimi.

Il rastrellamento strappò alle loro case e alle loro famiglie 740 persone, che vennero divise in gruppi e caricate su un lunghissimo treno merci in attesa alla stazione Tuscolana, che, una volta riempito, partì immediatamente per la Germania, destinazione miniere e campi di prigionia.

All'operazione parteciparono circa duemila uomini fra nazisti tedeschi e fascisti italiani.

Nell’operazione “di polizia” caddero anche uccisi direttamente sulla strada diversi partigiani, e con essi alcuni membri del Comitato di Liberazione del quartiere.

In merito al rastrellamento del Quadraro, nel pomeriggio del 18 aprile 1944 il Comando Germanico di Roma faceva pubblicare sul Giornale d'Italia il seguente comunicato:

"I tedeschi lamentavano che dopo i fatti di Via Rasella, nel lunedì di Pasqua, parecchi soldati germanici sono caduti alla periferia di Roma, vittime di assassini politici. Gli attentatori riuscivano a rifugiarsi senza essere riconosciuti, nei loro nascondigli di un certo quartiere di Roma dove essi trovarono protezione presso i loro compagni comunisti. Il Comando Supremo Germanico e' stato costretto perciò ad arrestare oggi, nel detto quartiere, tutti i comunisti e quegli uomini validi ed abili al lavoro che collaborarono con i comunisti e li appoggiarono. Gli arrestati verranno assegnati ad una occupazione produttiva nel quadro dello sforzo bellico germanico diretto contro il bolscevismo".

L’espressione "occupazione produttiva nel quadro dello sforzo bellico germanico diretto contro il bolscevismo" ha una traduzione straordinariamente semplice: lavori forzati nei campi di concentramento e di sterminio.

Dei 740 "rastrellati" del Quadraro, quasi 400 (uno, due, tre, quattro, cinque… trecentonovantotto, trecentonovantanove, quattrocento) non tornarono mai più a casa.

 

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