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Le ragazze che scendevano dal cielo

di Alessandro Borgogno - 03/10/2012

Torniamo a recensire un libro di Giampiero MIlanetti, dopo Menami Mamma, ma stavolta di genere e stile completamente diversi.

E’ sostanzialmente un libro storico, accuratamente documentato, che per contenuti e struttura potrebbe essere probabilmente dedicato a specialisti e appassionati di aviazione e di seconda guerra mondiale, ma per l’argomento raccontato può affascinare chiunque.

Racconta degli squadroni femminili sovietici, un caso unico e straordinario nel panorama bellico del secondo conflitto mondiale (la Grande Guerra Patriottica, per i sovietici), impiegati nelle azioni di disturbo, bombardamento e guerriglia aerea che diedero filo da torcere e inflissero molte perdite alle terribili forze naziste.

Una storia che avrebbe quasi dell’incredibile se Milanetti non la completasse con grandi quantità di documenti e testimonianze, parecchie delle quali cercate e trovate direttamente alla fonte, viaggiando per anni i Russia e Ukraina e anche incontrando alcune delle protagoniste ancora viventi.

“Streghe della notte”, vennero soprannominate proprio dai loro nemici, queste apparentemente fragili donne dell’est che, in molti casi partendo davvero da zero, impararono a pilotare aerei, si integrarono completamente nella vita e nella struttura militare, e diedero prova di abilità e coraggio spesso e volentieri superiori a quelle di molti colleghi uomini in un ruolo e in un mestiere considerato, spesso ancora oggi, quasi esclusivamente maschile.

Milanetti ricostruisce, con taglio storico, la nascita della prima squadriglia, gli addestramenti, le prime missioni operative e le molte storie eroiche e personali di cui è costellata questa incredibile vicenda del nostro recente passato. 

Descrive con accuratezza da specialista e calore da appassionato l’armamentario e i modelli di aeroplano utilizzati dalle ragazze. Frequentemente aerei improbabili che però loro riuscivano a manovrare con assoluta maestria nelle missioni più pericolose, spesso notturne (da cui il soprannome del reggimento), durante le quali inflissero colpi durissimi alla formidabile aviazione del Reich.

Il libro è corredato da molte foto, parecchie direttamente provenienti dall’archivio dell’autore che da una vita si dedica a questa incredibile storia, e da molte schede tecniche che possono dare molta soddisfazione agli appassionati di aereonautica.

Ma ciò che senz’altro più interessa noi di Parolae, come sempre, è l’aspetto narrativo. Le storie che questa incredibile storia si porta con sé.

Su questo aspetto, in effetti, una volta chiuso il libro, rimaniamo con una vaga sensazione di qualcosa che deve ancora trovare la sua compiutezza. Conoscendo per altri versi le capacità narrative del Milanetti, forse sentiamo un po’ la mancanza della narrazione più pura, fosse anche un po’ romanzata, perché le storie da lui raccolte lasciano intravedere un potenziale straordinario, oltre che dal punto di vista storico, anche da quello umano e narrativo.

Personalmente infatti, e sottolineiamo personalmente senza nulla voler togliere alle varie parti del libro tutte attentamente curate e documentate, ci siamo particolarmente emozionati quando, passando in rassegna le donne più “famose” o più “significative” che hanno attraversato la storia di questi reparti quasi sconosciuti dell’aviazione sovietica, emergono storie personali davvero incredibili. Di straordinario coraggio, di fortissimi legami umani e patriottici, di immani sacrifici e formidabili riscatti, di terribili sciagure ed incredibili momenti di esaltazione. Fra le cento storie ognuna delle quali potrebbe meritare un romanzo, ne citiamo una per tutte, quando un pilota tedesco e fatto prigioniero dai sovietici dopo un tesissimo e acrobatico duello aereo chiede di poter conoscere il formidabile pilota che lo ha abbattuto. Gli presentano allora Lidia Vladimirova Litvak, una donna, e rifiuta di credergli. Allora lei gli descrive le manovre del duello con dettagli che solo l’altro pilota che era lassù con lui poteva conoscere, e allora capisce che è vero, era proprio lei. La sua ammirazione supera la meraviglia, e vuole darne atto all’eroina sovietica con un regalo, il suo orologio svizzero d’oro. E lei, anche se certamente orgogliosa e lusingata, comunque rifiuta, perché non si accettano regali dal nemico!

Storie così, che nessuno sceneggiatore saprebbe inventare migliori e talmente potenti che non hanno bisogno di altre invenzioni per emozionare. E dato che l’immaginazione a noi non manca, ci viene subito in mente cosa potrebbe fare con una storia del genere un grande regista, e ci viene in mente obbligatoriamente uno Spielberg, così capace di coniugare in racconti coinvolgenti gli aspetti storici, quelli tecnici e spettacolari e quelli emozionali (e oltretutto anche lui grande appassionato di aerei).

Ci permettiamo quindi, unitamente ai complimenti per un lavoro davvero notevole, di augurarci che Milanetti, sicuramente uno dei maggiori esperti di questa materia così particolare e così poco conosciuta,  possa un giorno trovare anche una chiave per raccontare di nuovo questa storia, stavolta con il taglio del romanziere, così da poter raggiungere un pubblico di lettori ancora più vasto.

Per ora di sicuro ha raggiunto un obiettivo di grande valore: far emergere dall’oblio e dalla scarsa o nulla informazione che l’ha finora circondata (anche nella madre Russia), una storia incredibile e affascinante che merita davvero di essere conosciuta.

 

Gianpiero Milanetti

Le streghe della notte

La storia non detta delle eroiche ragazze-pilota dell’Unione Sovietica nelle Grande Guerra Patriottica

IBN Editore

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