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I Kwimper, ovvero della fortuna dei principianti

di Ilaria Scala - 25/7/2011

L’errore più grande che si possa fare, iniziando a leggere Vacanze Matte di Richard Powell, è prenderlo sul serio.

È un consiglio che vi do per consentirvi di assaporare anche le prime pagine di questo romanzo che fa finta di essere una epopea realista su una famiglia di pionieri americani (molto efficace il titolo originale: Pioneer, go home!) ma è invece un racconto comico e surreale da leggere “di traverso”, perché solo così si riesce a coglierne il lato ironico nascosto tra le righe.

L’errore si commette facilmente, visto che la voce narrante e protagonista è Toby, un ragazzone volenteroso, profondamente buono, di dubbia intelligenza e straordinaria potenza fisica. Da come racconta la sua storia in prima persona, lo si crederebbe un bambino. Quando dopo poche pagine si scopre che ha quasi 20 anni, l’ingenuità con cui osserva il mondo che lo circonda diventa la cifra comica che caratterizza il romanzo, di cui dopo più di 300 pagine non si può più fare a meno. Un po’ come l’indimenticato extraterrestre di Nessuna notizia di Gurb (di E. Mendoza), che si aggira per una Barcellona caotica senza sapere nulla né della Terra né del mondo occidentale, e perciò produce esilaranti contrasti tra il suo ottuso candore e l’asprezza della realtà, per il divertimento dei lettori.

Toby fa parte di una famiglia in cui è molto praticata l’endogamia, e che, nelle sue varie ramificazioni, popola quasi interamente un piccolo paese del New Jersey. Sono i Kwimper, clan di pazzoidi tutti parenti tra di loro e capaci di bastare a se stessi senza mai sconfinare dal loro paese e senza mai, perciò, venire in contatto con esseri umani diversi da loro.

Caso vuole che Toby, a bordo di un’auto sgangherata insieme a suo padre, ai bambini gemelli Eddy e Teddy (che lui stesso non sa bene se siano suoi fratelli, nipoti o zii, e che si divertono a scambiarsi l’uno con l’altro per far impazzire chi tenta di riconoscerli e distinguerli) e alla baby-sitter Holly (unica donna extra-Kwimper, e per questo di intelligenza superiore agli altri), si trovi ad imboccare per sbaglio una strada senza uscita con divieto d’accesso. Ed è proprio questo sbaglio a dare il via ad un’avventura incredibile, in cui i Kwimper si scoprono pionieri, esploratori, costruttori, imprenditori, paladini della giustizia, guidati da un’innata dirittura morale e da un senso civico che il resto del mondo fatica a comprendere. Osteggiati dalla miopia burocratica delle autorità locali, combattuti ma non sconfitti dalla malavita, seguiti e imitati da alcune famiglie visionarie come loro, costruiscono un accampamento in territorio extra-stato, che diventa poi una città, un luogo di ritrovo, e una piccola comunità dove regnano l’ordine, la disciplina e il rispetto per il prossimo. Ma il bello è che fanno tutto questo senza neanche accorgersene: costruiscono case ponti e fognature con il loro olio di gomito, si nutrono di pesce pescato da loro e di frutti da loro coltivati, attirano visitatori, clienti e coinquilini con la purezza del loro buon esempio, sgominano i gangster venuti a seminare il disordine ritorcendo contro di loro ogni attacco, come se niente fosse, con la naturalezza dell’innocenza e la fortuna dei principianti.

La morale di questo romanzo anti-sogno-americano (perché irride la contrapposizione tra l’individuo creativo e l’ottuso Stato burocratico che ne limita l’intraprendenza) è che a rimboccarsi le maniche per autodeterminarsi ci si guadagna sempre, e che non ci sono ostacoli in grado di bloccare le ambizioni dei puri di cuore. Ma magari cercarci una morale è perfino troppo. Bisognerebbe accontentarsi di riderci un po’ su. 

 

R. Powell, Vacanze matte [Pioneer, Go Home!]
prima ed. 1959, Stile Libero Big, Einaudi, Torino 2011

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