libri |
||
Bibi, una bambina del Nord di quasi 90 anni di Ilaria Scala - 23/5/2010 Rileggo con piacere un vecchio libro che non avevo mai letto, ma che appartiene alla categoria calviniana dei libri che è come se li avessimo letti, visto che li hanno letti tutti gli altri: Bibi. Una bambina del Nord, scritto dalla danese Karin Michaëlis nel 1929, tradotto in ventitrè lingue e pubblicato in italiano negli anni del fascismo, è ormai considerato un classico per l'infanzia. Vi si narrano i vagabondaggi e le avventure della bambina Ulrikke Elisabeth, orfana della mamma contessa ma attaccatissima all'unico genitore vivente, il papà capostazione, grazie al quale può viaggiare gratuitamente su tutti i treni del regno e visitare in piena autonomia - lei undicenne e femmina, ma tutt'altro che sprovveduta - ogni sorta di villaggio, isola, fattoria, città, parco e cattedrale della Danimarca. La piccola, che disprezzando le nobili origini in uno dei primi capitoli fa a scambio di nome con una compagna, impossessandosi del più semplice e veloce "Bibi", è una forza della natura in quanto ad arguzia, spirito di osservazione ed incapacità di sottostare a qualsiasi regola: con il suo taccuino da disegno sempre al collo ritrae i luoghi e i personaggi che incontra, entra in sintonia con persone di ogni età e ceto sociale, si batte con veemenza per i diritti dei più deboli (animali inclusi), rischia più di qualche guaio per la sventatezza con cui si avventura al di fuori dei percorsi 'segnati' e per l'ingenua caparbietà con cui insegue i suoi principi. Il romanzo alterna il racconto in terza persona dei suoi viaggi con le lunghe e vivaci lettere che la protagonista scrive al padre. Entrambi i registri narrativi riportano, più o meno direttamente, il punto di vista di Bibi, e lasciano solo intuire, al di là di esso, le vicende che accadono senza che lei se ne renda conto: il ritrovamento dei nonni materni mai conosciuti perchè in rotta con il padre, l'espulsione dalla scuola per le troppe assenze, il probabile allontanamento dalla casa paterna per un'educazione più 'sostanziosa' - ma anche più vincolata - nella tenuta nobiliare che un giorno sarà sua. Testo e sottotesto, uniti alla ricchezza degli aneddoti e alla freschezza della scrittura, rendono ilromanzo interessante per tutte le generazioni, anche dopo quasi 90 anni dalla sua prima edizione. Tanto più che, dal 2005, è disponibile grazie a Salani la traduzione diretta dal danese, che sostituisce quella del periodo nazifascista 'mediata' dal tedesco, non priva di qualche censura moralistica e, per di più, inutile: ché mettere a freno l'indipendenza e l'anticonformismo di una ragazza come Bibi sarebbe stato impossibile in qualunque lingua.
Bibi. Una bambina del Nord,
di K. Michaëlis |