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Baby Economy

di Ilaria Scala - 4/2/2010

Esiste una vasta letteratura sull’attesa di un bambino, sugli aspetti medici e psicologici della gravidanza, e poi sulla nascita, sulla cura del neonato, sulla prima infanzia. Se l’attenzione ai bambini di un paese si misurasse con la produzione editoriale sul tema, l’Italia avrebbe un ottimo posto nella classifica mondiale.

Il libro che recensiamo oggi ha il pregio, almeno, dell’originalità: Bebè a costo zero, come dice il titolo stesso, si propone di sfatare il mito secondo cui avere un figlio è costoso. In effetti, il luogo comune è sostenuto dalla moltitudine di credenze, obblighi sociali, pratiche, oggetti e accessori di cui si ritiene di non poter fare a meno, ma che il libro dimostra essere tutt’altro che indispensabili.

Altro pregio, i riferimenti bibliografici: l’autrice cita moltissime fonti per ogni campo, dalle opere di famosi pediatri alle pubblicazioni di organizzazioni internazionali (ad esempio La Leche League), ai siti web più o meno ufficiali, tutto materiale utile per approfondire.

I pregi dell’opera, ahimè, finiscono qui. Lo sforzo di ‘abbassare il conto’ delle famiglie che si allargano offre alcuni buoni spunti e troppe idee impraticabili e pretestuose.

Secondo l’autrice Giorgia Cozza, le donne in attesa dovrebbero indossare magliette e giacche del compagno invece di acquistare abiti premaman, i neonati dovrebbero nutrirsi solo di latte materno fino a un anno e oltre (cosa ottima, se la mamma ha il latte e un sussidio di disoccupazione), vestirsi al mercato dell’usato o con abiti presi in prestito da fratelli e cugini, andare in giro appesi al collo della mamma con una sciarpa robusta (anche quando pesano 8 chili?), lavarsi nelle ceste per i panni e – udite udite! – dormire nel lettone con i genitori (un letto tutto per sé: che spesa inutile!).

In un impeto di parsimonia ecologica, la Cozza diventa fautrice dell’elimination communication, teoria pedagogico-ambientalista che non si accontenta di suggerire l’utilizzo di pannolini lavabili invece di quelli usa e getta, ma addirittura promuove l’eliminazione dei pannolini tout-court: con un po’ di allenamento (e, aggiungiamo noi, niente ma proprio niente da fare tutto il giorno), mamma e papà saranno infatti in grado di ‘riconoscere’ i segnali che precedono un’’evacuazione’ del neonato, così da portarlo alla toilette al momento opportuno, e senza incidenti.

Direi che questa teoria si commenta da sé e pone fine alla recensione: se aspettate un figlio e volete risparmiare, iniziate col non comprare questo libro. Il vostro buon senso vi guiderà sicuramente meglio.

 

Bebè a costo zero, di G. Cozza
Edizioni Il Leone Verde, 2008

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