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Storia 'edulcorata' di una donna palestinese di Ilaria Scala - 5/1/2010 Giunti pubblica un interessante libretto, tra quelli che non si leggono mai abbastanza: la storia in prima persona di una donna palestinese che ha vissuto la sua adolescenza e gioventù nella Palestina invasa da Israele: la perdita della casa e la vita da profuga, la formazione culturale, l'impegno politico, il lavoro in Iraq, il matrimonio e i figli, l'emigrazione in Europa e in Arabia, la condizione femminile in patria e fuori, il sentimento di nostalgia costante, la speranza mai soddisfatta, eppure mai vana, di tornare a casa. Il racconto di Salwa Salem, Con il vento tra i capelli, è naturalmente una storia vera. E vera è la passione con cui l'autrice lamenta il proprio destino di perdita. Perdita della casa, perdita della famiglia e degli affetti. Vero è l'istinto di ribellione ad un popolo visto come invasore ostile, ingiusto, per sempre nemico. Lo stile è piano, lineare, perfino semplicistico in alcuni passaggi. L'intento è lodevole, perchè della cultura e delle ragioni palestinesi si sa troppo poco. Ma a fine lettura resta un dubbio: come mai la protagonista non parla mai delle azioni violente commesse dai combattenti della propria parte, mai degli atti terroristici, mai del fronte palestinese? Se è lecito esporre in modo parziale il proprio punto di vista e la propria causa, riteniamo però poco obiettivo e a-storico sottacere tutta la violenza compiuta dall'una e dall'altra parte. O no?
S. Salem, Con il vento tra
i capelli |