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Montalbano... colto in flagrante di Andrea Scala - 1/2/2009 Mi piace come scrive Camilleri. Lo trovo insuperabile negli incipit dei capitoli, quando descrive le condizioni climatiche e la loro influenza sull’umore del protagonista. Poche righe che danno un’immagine immediata dell’ambiente. L’utilizzo di termini dialettali, che ai primi approcci con Camilleri possono creare non poche difficoltà, danno grande ricchezza al racconto, avendo la capacità di rendere con migliore compiutezza i pensieri e le situazioni. E per chi come me non ha familiarità con la lingua siciliana, la necessità di una lettura più attenta offre la possibilità di scoprire per ogni parola un nuovo significato, o meglio, una sfaccettatura diversa che fa più preciso il racconto. E ciò stimola ad una ripresa di vecchi racconti per ricavare nuovo godimento da una migliore conoscenza dei termini del dialetto. Se però mi piace rileggere le indagini di Montalbano, un po’ (anzi, molto) mi disturba che “qualcuno” mi aiuti in questo compito pubblicando gli stessi racconti in libri con diversi titoli. Infatti, ne I Racconti di Montalbano (Oscar Mondadori – I edizione Grandi Bestsellers luglio 2008) ho avuto la spiacevole sorpresa di trovare molti dei racconti “brevi” già pubblicati sull’altro volume Gli arancini di Montalbano (115 pagine su 504 - quasi il 23%!). In più, nella prefazione, Camilleri confessa le difficoltà incontrate nello scegliere i brani da inserire in questo I Racconti. Nessun cenno che gli stessi fossero già stati pubblicati (peraltro non so se quelli per me inediti facessero parte di altre raccolte). Mi risulta anche che questa non sia prassi insolita da parte delle case editrici, ma certamente non è una giustificazione. Inoltre mi dispiace che il tutto avvenga, se non per esclusiva responsabilità, certamente con la cosciente complicità di uno scrittore che in più di un’occasione si è eretto a fustigatore di costumi (altrui). Tutto ciò è corretto? A. Camilleri, I Racconti
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