libri

 

La tomba del mio bisnonno Serafino e la moralità di Lady Brett

di Beppe Giuliano - 30/10/2008

Ieri ho prima terminato di rileggere Fiesta di Hemingway, poi sono andato al cimitero a pulire la tomba del mio bisnonno, Serafino (fra l’altro: son quello che ha interrotto la tradizione, che durava da parecchio, di intervallare il nome Serafino a quello Giuseppe per i maschi della mia famiglia: spero i miei figli me ne siano un giorno riconoscenti).

Non ho fatto in tempo a conoscere il mio bisnonno, che morì nel ’61, di lui so solo quel che mi aveva raccontato mio padre, e sono l’ultimo vivo che ne conservi una qualche memoria. Se i miei figli non avranno voglia di ascoltare il mio racconto di quel (poco) che so del bisnonno Serafino, ogni ricordo di lui andrà perduto insieme a me.

Pulendo la tomba pensavo questo, e pensavo pure che nessuno più legge Hemingway (mi pare), come nessuno più legge F.Scott Fitzgerald, peraltro. I loro romanzi rischiano di fare la fine dei ricordi del mio bisnonno, insomma.

Mi pare di appartenere all’ultima generazione in cui qualcuno ha ancora letto Hemingway, anche se non mi è ben chiaro con chi i lettori l’abbiano sostituito (escluderei l’autore de Il Codice da Vinci, naturalmente); sempre che l'abbiano sostituito con qualcuno, e non succeda invece che tutti i romanzieri del secolo scorso rapidamente facciano la fine dei ricordi del bisnonno Serafino.

Certo, Fiesta (in varie versioni porta il titolo poi scelto per la pubblicazione americana, Il sole sorge ancora,[The Sun Also Rises]) è anche anagraficamente vecchio, se un anno di un libro “vale” un anno di un uomo: fu pubblicato più di ottant’anni fa, nel 1926.

È il primo romanzo di Hemingway, ambientato fra la Parigi di quella che la Stein definì, con un’etichetta celeberrima, “lost generation”, la generazione perduta, e la Spagna in cui lo scrittore trascinò un gruppo degli eccentrici amici a una battuta di pesca delle trote nel torrente Irati di Burguete, poi alla Fiesta (appunto) di San Firmin di Pamplona.

I personaggi, come sovente succedeva con lui, riprendono i suoi amici o compagni di avventura, e con ritratti anche feroci (Harold Loeb, nel libro Robert Cohn, dopo la pubblicazione diceva a tutti che voleva sparargli).

Jake Barnes, il giornalista reso impotente da una ferita subita nella prima guerra mondiale, ha tratti dello stesso autore; e centrali nello sviluppo della storia sono Lady Brett Ashley (che seduce un po’ tutti, e vive un’ambigua relazione con lo stesso Jake) e Pedro Romero, il torero che Lady Brett sedurrà, nella realtà Cayetano Ordoñez, diciannovenne eroe esordiente della corrida (Hemingway era un vero aficionado, tanto che alla corrida dedicò un libro – Morte nel pomeriggio – e un ampio reportage dell’estate del ’59, in cui seguì le sfide fra Dominguin e Antonio Ordoñez, figlio di Cayetano, raccolto nel volume L’estate pericolosa, uno dei suoi ultimi lavori).

Lady Brett, confesserà a Jake di non poter resistere alla tentazione rappresentata da Romero («Oh, mi sento così bagascia», gli ripete più volte – anche in questo stava il modernismo di Hemingway, allora?), così come sarà lo stesso Jake ad andare a Madrid (dove lei aveva seguito il torero) a riprenderla e momentaneamente “salvarla”, dopo l’inevitabile abbandono da parte di Romero. Hemingway dirà, qualche anno dopo, a chi gli riferirà l’entusiasmo per Addio alle armi: « È un libro immorale. Dite loro di leggere Il sole sorge ancora. È molto morale».

E morale considerava il finale, che di certo è molto bello (e Fiesta ancora meriterebbe di essere letto, a mio avviso):

...Il taxista si avviò su per la strada. Io mi appoggiai allo schienale. Brett mi si avvicinò. Sedevamo stretti l’uno contro l’altra. La cinsi con un braccio e lei si appoggiò a me, comodamente. La giornata era assai calda e luminosa, e le case erano di un bianco abbagliante. Voltammo sulla Gran Via.

«Oh, Jake» disse Brett, « ci saremmo potuti divertire tanto insieme.»

Davanti un poliziotto a cavallo in divisa cachi dirigeva il traffico. Alzò il suo bastone. La macchina rallentò, spingendo improvvisamente Brett contro di me.

«Sì» dissi. «Non è carino pensarlo?»

 

E. Hemingway, Fiesta
1926

Tutti i libri