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Un'altra bellezza

di Ilaria Scala - 24/10/2007

Nella prefazione del suo Omero, Iliade, Baricco dichiara che ha voluto riscrivere l'Iliade per renderla leggibile in pubblico, sintetizzandone le ridondanze, semplificandone il linguaggio, modificandone lo stile narrativo (le vicende sono raccontate in prima persona ora da questo ora da quel personaggio), aggiungendo qua e lā qualche passaggio esplicativo o lirico inesistente nel testo originale.

Noi l'abbiamo trovata una pessima idea.

Sintetizzare le ridondanze di un poema (togliendo, ad esempio, tutti gli interventi degli Dei... ma vi pare possibile?), ridurre il linguaggio aulico alla prosa sciatta dei giorni nostri, concretizzare la "molteplicitā dei punti di vista" eliminando la visione unica ed empatica della voce narrante, lo snatura a tal punto che non si riesce a cogliere il senso dell'operazione.

Leggere l'Iliade in pubblico per decine di ore, me ne rendo conto, avrebbe creato non pochi disagi all'organizzazione produttiva dello spettacolo, ma l'esposizione orale non č forse la sua forma di diffusione originale? E se uno spettatore di oggi non ha tempo di stare a sentire un aedo, non gli si potrebbe proporre un'altra cosa, invece di banalizzare un'opera che in quella ridondanza e lentezza e aulicitā trova la sua identitā e il suo valore?

Dell'inutile libretto, risulta degna di nota solo la Postilla sulla guerra conclusiva, in cui Baricco smette le vesti di Omero e traccia una propria visione dell'attualitā dell'Iliade nei nostri tempi guerreschi; una postilla che riflette in modo acuto e vivido su come l'umanitā nei millenni ha raccontato la guerra. Su dove intuire, in questo che forse č il massimo "monumento alla guerra" di tutti i tempi, gli echi di un afflato pacifista. Su dove cercare "un'altra bellezza", da sostituire a quella della guerra.

Un'altra bellezza, oggi pių che mai necessaria.

 

A. Baricco, Omero, Iliade
Feltrinelli, Milano 2004

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