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Come scrive un premio Nobel

di Ilaria Scala - 10/9/2007

Capita di imbattersi in gioiellini di narrativa che in Italia saranno tradotti chissà quando, se mai lo saranno.

È il caso del racconto breve A beneficiary, di Nadine Gordimer, pubblicato da 'The New Yorker' nel Maggio 2007 e disponibile on-line.

La rivista newyorkese ha la buona abitudine di proporre ai lettori (anche a quelli del web) racconti inediti dei maggiori scrittori contemporanei, americani e non solo; a volte scoprendoli, a volte riscoprendoli, sempre e comunque creando o alimentando mode e tendenze della scena letteraria internazionale.

A beneficiary è la storia di una agnizione mancata: la figlia di un’attrice morta all’improvviso scopre per caso che quello che aveva sempre creduto suo padre non lo era, e di essere invece figlia di un attore con cui sua madre aveva avuto una fugace storia extra-coniugale. I sentimenti, la confusione, le azioni della protagonista sono narrati con una tale semplicità e fluidità, con una tale empatia e profondità psicologica, che quasi non sembra neanche di leggere la storia di un’altra persona, bensì di viverla come fosse la propria, di trovarcisi dentro.

Tentando di distaccarsi dalla trama per giudicare lo stile dal di fuori, non è facile individuare gli elementi che rendono la scrittura della Gordimer così scorrevole e realistica. Non c’è alcun trucco né artificio, a parte la purezza della sintesi. Forse è così che scrive un premio Nobel.

 

N. Gordimer, A beneficiary
in 'The New Yorker', 21 Maggio 2007
per leggerlo: http://www.newyorker.com/fiction/features/2007/05/21/070521fi_fiction_gordimer

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