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Ninfee, lo sguardo impossibile

di Alessandro Borgogno - 19/9/2007

Breve appendice al discorso già tentato sulla visione de Les Nymphéas di Monet nella sale ovali dell’Orangerie di Parigi.

Come ho cercato di dire, non esiste un punto di vista ideale né soprattutto fisso per guardarle, figuriamoci per capirle. Però la natura di cacciatore di istantanee non poteva almeno tentare di esprimersi, e quindi le ho comunque fotografate. E’ stato un gesto utile, perché mi ha dato completa coscienza della sua inutilità. Non ha senso fotografarle, non ha senso cercare di capirne qualcosa guardandole in fotografia, e per una volta tanto la bravura del fotografo è del tutto ininfluente. L’unica sensazione che qualche foto potrebbe restituire è la loro essenza di superfici curve. Per il resto, fotografarle mantiene solo il senso di un personalissimo “io c’ero”, pericolosamente in bilico verso il patetico. Rendendomi però conto di questo nel momento stesso in cui facevo click, ho tentato comunque altre strade, e quindi per completezza (e cattiveria), ve le presento tutte.

Per prima cosa quindi, ecco a voi le foto inutili de Les Nymphéas, comunque rielaborate e composte in modo almeno da provare a rappresentare qualcosa.

Niente riproduzioni quindi, ma un’interpretazione semantica fra le infinite possibili:

L’altra strada è il cinema.

Avendo anche con me una videocamera ho tentato un film. Ho ripreso le Ninfee seguendo l’intuizione descritta nel mio primo articolo, cioè senza fermarmi mai. Ho seguito in carrellata tutte le superfici dipinte, tenendo attentamente nel quadro solo e soltanto il quadro senza uscire mai dalle cornici, tenendo fede all’idea che la cornice è solo un pretesto fisico. La successiva idea guida, in fase di montaggio del filmato, sono state le trasparenze dello stagno di Monet. Ho cercato quindi la continuità fra un settore e l’altro attraverso le dissolvenze, sovrapponendo e ripetendo anche più volte gli stessi settori, tentando di suggerire la non particolarità di nessun soggetto e nessuno spicchio di stagno rispetto ad un altro. Infine, ma solo infine, mi sono allargato all’intera sala, visitatori compresi, continuando a sovrapporre e a ruotare lo sguardo elettronico della camera, in qualche modo per tentare di comunicare come l’intero spazio delle sale, e perfino chi ci sta dentro a guardare, facciano parte di quell’ambiente pensato e creato dalle impressioni del vecchio Claude. Ho terminato evidenziando al massimo un particolare di uno dei pannelli, per ricordare come tutto questo sia pur sempre il risultato dell’unione armonica di pennellate singole apparentemente senza forma e senza definizione.

Quest’ultima idea mi ha guidato nella scelta della colonna sonora. Il Canone di Johann Pachelbel, eseguito da un quartetto d’archi. Pur non avendo alcun rapporto storico con le opere, pure mi è sembrato che l’analogia strutturale potesse funzionare. Il Canone, e quello in particolare che è uno dei più famosi e dei più belli, si basa su una struttura semplice e lineare di otto battute (tanti quanti sono i pannelli distribuiti in due sale) e su quella aggiunge e sovrappone senza soluzione di continuità note e toni fino a raggiungere melodie sinfoniche e vette armoniche celestiali (anche nei suoi significati allegorici di elevazione verso il cielo). L’indegno risultato di tutte queste operazioni è un filmato di 4 minuti e 45 secondi che, se ci si riesce, andrebbe probabilmente guardato svuotando la mente dai normali tempi e ritmi cui siamo abituati per lasciarsi trasportare, appunto galleggiando, dall’ondeggiare dello stagno e dalle corde delle viole fino a perdersi nelle sfumature, che sono alla fine l’unica cosa concreta di una delle più impalpabili concezioni artistiche che la mente umana abbia finora prodotto.

Il filmato, se volete tentare, è online su YouTube: http://www.youtube.com/watch?v=3c_TzyS63oU

So che probabilmente, visto quanto ho detto e ridetto qui, tutto ciò non ha molto senso.

Io però ci ho provato.

 

Per illudersi di dare un’occhiata alle Nymphéas: http://www.musee-orangerie.fr/

Per leggere una brillante disquisizione di Alessandro Baricco sulle Ninfee di Monet, cercare fra le pagine del romanzo City, Universale economica Feltrinelli

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