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Balla coi Na’vi di Beppe Giuliano - 4/2/2010 Sono andato a vedere Avatar ieri pomeriggio, per accompagnare mio figlio, altrimenti me lo sarei perso volentieri. E non lo dico per fare lo snob... ehi, dovete credermi, accidenti! Paolo, sotto stretta minaccia di confisca della playstation, confermerà questa versione. Giusto per non arrivare lì impreparato (porto i fazzoletti o meno? prendo un sonnifero o un eccitante? compero i popcorn piccoli medi o grandi?) ieri mattina ho letto la trama sul giornale, dopo essere riuscito a schivarla per parecchi giorni. Letto, oddio, al “il film inizia col marine paralitico Jake Sully”, preso nota della quasi omonimia col protagonista di Monsters & co., rafforzato nella mia convinzione che il film non mi sarebbe piaciuto, sono immediatamente tornato alle probabili formazioni di Inter-Milan; e, confessione per confessione, le ho lette con una certa preoccupazione infondata, perché in realtà avremmo vinto facilmente anche rispolverando Bertini e Giubertoni. Quello che la trama sul giornale non diceva, o forse diceva dopo il punto in cui sono arrivato a leggere, è che Avatar è un remake di Balla coi lupi che finisce in modo molto meno dignitoso. La storia, per i due o tre di voi che non hanno visto né l’uno né l’altro: glorioso soldato americano accetta per motivi suoi di andare a vivere coi selvaggi, ne studia le abitudini, scopre che sono meno selvaggi dei gloriosi soldati americani e, quando questi decidono che è arrivato il momento di sterminare i selvaggi (una caratteristica che gli americani paiono avere nel dna, a giudicare dai loro stessi film), si allea con loro, una scelta che i gloriosi soldati americani paiono non apprezzare particolarmente. Da qui in avanti i film divergono (chi vuole vedere l’uno o l’altro salti al periodo successivo): mentre Kevin Costner se ne va mestamente nella bufera di neve con la sua bella mezzosangue in un finale molto romantico e commovente, giustamente inquadrati da dietro mentre si allontanano verso un destino non così lieto, non-so-come-si-chiama (l’efficace protagonista maschile di Avatar, bravo specie quando è blu) guida i selvaggi in un’epica battaglia interminabile che non ha niente da invidiare (ahi noi) a quelle di Transformers 2. Certo, la flora e la fauna sono davvero intriganti, il film in 3d sarà ancor più spettacolare (io l’ho visto in un cinema di provincia, rigorosamente in 2d) e molte scenografie ricordano i disegni di Roger Dean, perciò avrete più probabilità di apprezzarlo se ancora vi capita di riascoltare ‘Yessongs’.
Avatar, di J. Cameron |