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Mago, fatte spari'!

di Alessandro Borgogno - 27/8/2009

Diciamocelo francamente: Harry Potter ha stufato. Non perché sia arrivato al sesto film e se ne preannuncino ben due per concludere il settimo e ultimo capitolo della saga. Fa parte del gioco, e finora l’ho seguito un po’ per condividerlo con mio figlio e un po’ perché qualche capitolo iniziale mi aveva divertito.

A questo punto lo seguiremo inevitabilmente fino alla fine, ma ora si è stufato anche lui.

Perché è diventato ripetitivo, noioso, prevedibile, e ogni nuovo episodio allunga i tempi in modo inverosimile, impiegando due ore e mezza per far accadere solo due o tre cose realmente significative.

A differenza di molti fan che aprono interminabili discussioni sui blog in merito alle differenze fra libri e film, io ho il privilegio di non aver letto i libri e di poter giudicare i film per quello che devono essere, cioè film.

Della saga fin qui prodotta mi aveva quasi illuso il terzo episodio, Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban, che mi aveva fatto perdonare anche alcune cose discutibili dei primi due capitoli, giustificate dalla preparazione di storia e personaggi. Capisco ora, come al solito quando si tratta di film, che la differenza sta tutta nel regista. "Il prigioniero di Azkaban" è l’unico diretto da Alfonso Cuaròn, regista messicano di sicuro più originale e intrigante della media hollywodiana di oggi. E infatti in quel film i personaggi hanno spessore e ambiguità interessanti, le parti gotiche lo sono davvero, l’intreccio è srotolato senza perdite di ritmo, e il meccanismo narrativo a un certo punto costringe addirittura lo spettatore, e anche gli spettatori più piccoli, a rileggere la storia sotto un altro punto di vista che ne cambia la sostanza. Interessante, spettacolare, intelligente e ben fatto.

Dal quarto episodio in poi, per motivi evidentemente commerciali e per scelte che poco hanno a che fare con i risultati artistici, la regia dei capitoli successivi è stata affidata sempre allo stesso regista, così come sarà per l’ultimo doppio episodio (già girato, tra l’altro). E David Yates non ha davvero nulla di originale da dire. Dal “Calice di fuoco” fino a questo ultimo “Principe Mezzosangue”, è stato un calo costante e inarrestabile. Situazioni ripetitive, personaggi sempre più scontati, perfino i colpi di scena si capiscono ore prima, anche se non si sono letti i libri.

Quest’ultimo episodio, poi, che contiene rivelazioni fondamentali e anche almeno un avvenimento di capitale importanza per la storia, ce li propone solo alla fine di due interminabili ore di banalità e di parti simil-horror miscelate male a parti di commedia. Si comincia a parteggiare per i cattivi, che almeno fanno qualcosa per smuovere la situazione, ma oltretutto, sempre per via della crescente prevedibilità, già si intuisce che chi sembra tanto cattivo probabilmente non sarà proprio quel che sembra. Insomma una vera noia, nella quale la solita profusione di effetti speciali non stupisce e non appassiona più se non per i primi trenta secondi di film.

Gli attori, tutti esemplari professionisti, sembrano muoversi all’interno di schemi rigidi, quasi marionette ormai senza guizzi e senza espressione.

Arriveremo ormai all’ultimo (ultimi due, ahimè) capitoli giusto per non lasciare la storia sul più bello, anche se la fine appare piuttosto scontata, però la tentazione di apostrofare il maghetto di Hogwards con la mitica espressione utilizzata nel titolo è davvero forte.

La riportiamo integralmente da un aneddoto autobiografico di Tony Binarelli, prestigiatore che ha goduto in alcuni periodi di una certa fama, e che con buona autoironia raccontava di quando, giovane e alle prime armi, fece la sua comparsa sul palcoscenico di un teatrino romano, pieno come erano allora di romanacci feroci e spietati.

A dispetto delle inutili lungaggini dei film potteriani, il popolino romano a volte possiede un invidiabile dono di sintesi, e il povero prestigiatore esordiente, appena aperto il sipario, sentì salire dalla platea esattamente questo gentile invito: “A' Mago, fatte sparì!”

 

Harry Potter e il Principe Mezzosangue, di D. Yates
con D. Radcliffe, E. Watson, R. Grint
USA 2009

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