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Repliche e remake

di Ilaria Scala - 10/7/2009

Sorvoleremo sulla scandalosità dei palinsesti estivi della RAI, che da metà giugno propongono repliche di repliche e vecchi film (il canone si paga per nove mesi all'anno?), per dedicarci a ben altro Scandalo, quello a Filadelfia che George Cukor mise in scena nel 1940 e che Charles Walters 'replicò' nel 1956 cambiandogli il titolo in Alta società.

Hollywood - così come la RAI - ha sempre amato i remake. E noi, che tutto sommato amiamo più i vecchi film che i varietà e i reality, siam qui a goderceli tutti e a tentare un confronto.

La trama è nota ai più: la giovane e viziata donna del bel mondo è alla vigilia delle nozze con un uomo importante ma venuto dal niente, danaroso e un po' noioso, che la venera. L'ex marito di lei ci mette lo zampino e la riconquista quando è a un passo dall'altare, con la complicità di due giornalisti scandalistici (ah, i paparazzi di una volta! Nei panni degli odierni Signorini e Corona, c'erano James Stewart nel '40 e Frank Sinatra nel '56. Con le differenze di 'classe' che potete immaginare).

I due film hanno analoga sceneggiatura (di derivazione teatrale) ma ben diverso trattamento: laddove il primo era aggraziato, introspettivo e discreto, il rifacimento è scintillante (anche letteralmente, grazie al Technicolor), musicale (grazie agli intermezzi delle canzoni di Cole Porter e alla partecipazione di Louis Armstrong con la sua orchestra), più superficiale e ironico. Se nel remake l'ex marito ricompare quasi per caso, nell'originale egli è il deus ex machina del plot, architettando il dispetto di inviare i due giornalisti a casa dell'ex moglie e sforzandosi poi ben poco per arginarne le conseguenze. Se il remake rispetta le unità di luogo (la villa di famiglia), di tempo (le 24 ore che precedono il matrimonio, con l'eccezione di un breve flash-back romantico) e di azione (i preparativi per la cerimonia), l'originale era più vario nel proporre scene in città, al maneggio e in biblioteca.

Ma quello che più differenzia le due versioni sono gli attori protagonisti, che in Scandalo a Filadelfia erano Katherine Hepburn nei panni della sposa, Cary Grant in quelli dell'ex marito e James Stewart in quelli del giornalista (James Stewart un comprimario: che scandaloso lusso!); in Alta società la sposa diventa Grace Kelly, l'ex marito Bing Crosby e il giornalista Frank Sinatra. Con un risultato quasi ovvio: la protagonista "a colori" può competere con il modello in quanto a luminosità ed eleganza, ma non riesce ad eguagliarne la sfrontatezza e le arie da maschiaccio: laddove la Hepburn era vivace e dispettosa, la Kelly è capricciosa e acidula, perfino troppo bella per apparire ostile e viziata. Bing Crosby non può essere paragonato con Cary Grant: le sue doti di cantante non compensano la sua minore espressività, il suo ridotto fascino e la mancanza di ironia rispetto all'originale. E sul confronto tra James Stewart e Frank Sinatra meglio non pronunciarsi nemmeno.

Concludendo, Scandalo a Filadelfia fu un piccolo capolavoro della commedia sofisticata, Alta società un divertimento musicale di buona fattura e leggiadria. Con buona pace degli amanti del remake.

 

Scandalo a Filadelfia [The Philadelphia Story], di G. Cukor
con K. Hepburn, C. Grant, J. Stewart
USA 1940

Alta società [High Society], di C. Walters
con G. Kelly, B. Crosby, F. Sinatra
USA 1956

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