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Sentimenti meccanici

di Alessandro Borgogno - 28/10/2008

Se qualcuno ancora si chiede dove siano i veri artisti, i piccoli grandi geni del cinema contemporaneo, quelli ancora capaci di spingere ogni volta più in là i limiti della tecnica espressiva del movimento, non deve guardare né a cinematografie nascoste in chissà quale paese sconosciuto né a correnti sperimentali più o meno incomprensibili o dedicate a ristrette èlite. Può cercare con soddisfazione anche fra i produttori e realizzatori di grandi successi commerciali planetari.

C’è in circolazione un film che per più di un’ora è capace di raccontare una storia senza un solo essere umano (anzi senza un solo essere vivente, a parte uno scarafaggio) e senza una sola parola di dialogo. Per di più, una storia d’amore.

E’ Wall•e, ultimo capolavoro (giusto chiamarli così, quando lo sono) della Pixar-Disney, film di animazione digitale che ormai sta diventando riduttivo classificare in questa sola categoria (lo slittamento verso un cinema adulto e completo è già iniziato con il precedente Ratatouille).

Diciamo subito che potrebbe essere definito un capolavoro per due terzi, perché proprio quando abbandona per esigenze narrative la sua parte più originale e coraggiosa scende leggermente di livello, anche se fortunatamente nel finale si re-innalza ai livelli altissimi della sua prima parte.

Il film parla di un pianeta terra abbandonato dagli umani e sommerso dalla spazzatura. Fra desolatissimi paesaggi popolati solo di rottami e un’atmosfera sporca e terrosa fatta di ruggine e polvere (alla faccia del film per bambini) si aggira un solo essere, il piccolo e “obsoleto” robottino del titolo, lasciato da solo con l’unica missione di impacchettare i rifiuti in cubetti e impilarli ordinatamente uno sull’altro costruendo skyline parallele a quelle dei grattacieli umani vuoti e abbandonati.

Inutile mettersi a raccontare la storia, semplicissima ma assurda, che è capace di mandare avanti l’azione un passo alla volta, senza mai annoiare e senza mai perdersi, e senza mai ricorrere a soluzioni facili né scontate. Capace di tenerti inchiodato a seguire avventure minime e solitarie di un piccolo ammasso di bulloni e cingoli.

Gli artisti della Pixar, a dispetto della tradizione del cinema di animazione che notoriamente si prende la massima libertà su tutti i fronti, hanno da diversi anni intrapreso una strada originale e controcorrente, e senza darlo troppo a vedere: la strada della sottrazione. Già in Nemo, uno dei loro più grandi successi, hanno dato personalità ai pesci riducendo al minimo l’umanizzazione (rigorosamente limitata al volto). In Cars (storia a sfondo ecologico ed elogio della lentezza affidato ad automobili rombanti!), hanno umanizzato le macchine utilizzando solo il parabrezza e il parafango, per di più stilizzati all’estremo, quasi grafici. In Ratatouille hanno piazzato un topo in cucina, a cucinare, rinunciando a tutti gli effetti tipici dei cartoons e raccontando una storia straordinariamente “umana” come fosse un film “normale”. Ora Wall•e compie un passo ulteriore: elimina quasi del tutto le parole, utilizza i suoni, elettronici e non, come principale mezzo di comunicazione ottenendone una gamma di tonalità tali da andare dalla gag all’espressione struggente o romantica. Riduce le possibilità di espressione dei suoi eroi meccanici ed elettronici a due occhi luminosi, due lenti binoculari, un cassetto cigolante, e li innalza a mezzi espressivi capaci di qualunque sfumatura.

Sono davvero bravi, non si può dire altro, e pazienza se poi una parte del film vira un po’ troppo verso le citazioni (2001-Odissea nello spazio su tutte) e verso il cartoon più classico, non è comunque sufficiente né a farci perdere la nettissima impressione lasciata dalla straordinaria prima parte, né a perdere del tutto quella finissima profondità di sentimenti costruita così bene, tanto che nel finale riesce a riprenderla in mano con sicurezza, regalandoci momenti di sincera commozione. Sempre con un paio di robottini fatti da pochi elementi e nessuna parola. Se questo non è grande cinema, non si sa dove altro si dovrebbe cercarlo.

 

Wall•e, di A. Stanton
soggetto di A. Stanton e P. Docter
sceneggiatura di A. Stanton e J. Reardon
produzione J. Lasseter per Disney-Pixar
USA 2008

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