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Un cupo poliziesco luminoso

di Ilaria Scala - 28/4/2008

La ragazza del lago trova in Servillo un interprete dalle doti ormai acclamate e riconosciute, ma non per questo meno sorprendente per le sfumature sempre nuove che riesce a dare - discretamente, eppure inconfondibilmente - ai suoi vari personaggi.

Qui è un commissario di polizia ombroso e scostante, percorso di tanto in tanto da un fremito d'ironia, ma più deluso che agguerrito, eppure più disilluso che rassegnato. Trapiantato chissà come dalla Campania al Friuli insieme al suo più fido collaboratore, si trova a indagare su un delitto doloroso, l'omicidio inspiegabile di un'atleta diciottenne amata da tutto il paesino.

La soluzione del caso, tutt'altro che banale, non concede sconti né riscatto, così come la vita. E la luce delle montagne della valle non basta ad illuminare la cupezza di queste esistenze appese a un filo.

Non è solo Servillo a sostenere La ragazza del lago, ma anche una sceneggiatura di misurato realismo, una fotografia nitida e chiara (ben lontana dai clichè foschi del polizieschi), una colonna sonora discreta ed elettronica, in originale contrasto con il paesaggio montano; e soprattutto un gruppo di interpreti tutti in stato di grazia: Gifuni, Baliani, Golino, Antonutti, Bonaiuto, ognuno contribuisce per la sua parte all'ottima riuscita del film, senza divismi. A riprova del fatto che, se l'opera vale, i buoni attori si trovano, e si danno da fare per servirla.

 

La ragazza del lago, di A. Molaioli
con T. Servillo, M. Baliani, O. Antonutti, A. Bonaiuto, F. Gifuni, V. Golino
Italia 2007

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