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"Te sta' dentro che qua fuori è un brutto mondo." (cit.)* di Armando Cereoli - 6/4/2008 Storia lercia di Irena, prostituta ucraina che fugge dal proprio magnaccia (agghiacciante Michele Placido, senza capelli né sopracciglia) per raccogliere i cocci di un'esistenza deprimente. Ma un passato abietto è una buona scusa per infilarsi con ogni mezzo a servizio di un'agiata famiglia di Trieste, spiarne il lavoro di orefice di lei (Claudia Gerini) e la combinazione della cassaforte di lui (Pierfrancesco Favino)? Attenzione, non è tutto come sembra, è anche peggio, e Tornatore, pur nel suo solito manierismo, gioca sapientemente con l'inganno, carica i personaggi di ambiguità, segreti, parole non dette, innescando un generalizzato senso di instabilità che amplifica a dismisura i risvolti di una storia sconvolgente. Partecipano al progetto espedienti visuali di memoria quasi argentiana, laddove architetture monumentali dal fascino inquietante incombono sulla vicenda stessa come le quinte di un immenso palcoscenico. Fino al dipanarsi finale del mistero, quando d'improvviso tutto diventa chiaro ad un'attonita Margherita Buy, avvocato di passaggio, e il senso di nausea per il brutto mondo visto travolge lo spettatore. Cinema da fare di più, da rendere anche più disturbatorio, convulso, come la stessa vita che racconta. Le musiche del solito Morricone suonano fin troppo linde, mitigano una veemenza drammatica che ha bisogno della provocazione dell'inconsueto più che della rassicurazione del marchio di fabbrica. Dettagli; non sfugge l'essenza di un lavoro al di sopra della media che ha la rara capacità di costruire emozione un tassello per volta, senza eccessi, ma con lucida regolarità. Il cast da grande occasione (anche Alessandro Haber, laido portiere cui la sventurata compra la dritta per accedere alla casa dei coniugi) pesa quel tanto che basta a ricordare che un buon film non è fatto solo da un bravo regista. Struggente Xenia Rappoport, attrice russa di scuola teatrale, nel ruolo principale.
La sconosciuta, di
G. Tornatore * da Radiofreccia, di L. Ligabue, 1998 |
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