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Finale di partita

di Ilaria Scala - 14/11/2007

L'affermato romanziere invita nella sua magione ipertecnologica ed isolata il giovane amante di sua moglie, un attore squattrinato.

I due si affrontano in uno spietato duello di ripicche e inganni, violenza psicologica (e non solo), corteggiamenti, simulazioni, vendetta.

La posta in gioco è, forse, la donna contesa, o più probabilmente la loro dignità e il desiderio di rivalsa dell'uno sull'altro.

Chi vincerà?

Con questo suo Sleuth, Kenneth Branagh abbandona Shakespeare ma non la sua vocazione teatrale. Si affida al premio Nobel Pinter per la riscrittura di una commedia degli anni '70 di Anthony Shaffer ma non si accontenta della solida sceneggiatura, anzi, vi costruisce intorno un gioco filmico che non trascura nessun elemento di linguaggio: la casa - un museo di design e invenzioni d'arredo - costituisce una scenografia che cambia con i movimenti dei personaggi e della macchina da presa; la fotografia inventa luci artificiali e freddi riflessi blu notte a come contrappunto al cinismo della storia; la varietà delle inquadrature fa da punteggiatura al dialogo, e accompagna con punti di vista simili momenti analoghi e paralleli dell'azione.

Il film conserva, della sua origine teatrale, le unità aristoteliche di luogo, di tempo (o quasi) e di azione. Si avvale delle sole due interpretazioni - grandissime - di Michael Caine e di Jude Law. E sorprende con numerosi colpi di scena, fino al capovolgimento di fronte definitivo ed estremo, in un finale secco e improvviso.

Gioco, partita, incontro.

 

Sleuth (Gli insospettabili), di K. Branagh
con M. Caine, J. Law
Gran Bretagna 2007

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