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Un film onesto

di Ilaria Scala - 7/10/2007

Un film onesto, Michael Clayton. Ben scritto e ben recitato, con tutti i temi – il suspense, la denuncia, l’introspezione – in equilibrio tra loro.

Nella parte iniziale, il ritmo sembra un po’ lento, ma anche la lentezza è funzionale alla messa in scena, alla costruzione di un ingranaggio che rischia di strozzare il protagonista, che più si dibatte più si stringe la corda al collo.

Michael Clayton è un avvocato più abile nella distribuzione di tangenti che nelle arringhe in aula, che si trova invischiato suo malgrado in un intrigo industriale, con la solita multinazionale disinvolta che inquina il territorio e uccide i suoi abitanti a suon di diserbanti cancerogeni.

George Clooney si compiace del suo ruolo stropicciato e moralmente ambiguo. E si muove con agio e naturalezza in un cast di prim’ordine: perfetta Tilda Swinton a capo del complotto, senza scrupoli nell’orchestrarlo al di fuori delle regole e dolente nell’avvertirne i contraccolpi sulla coscienza; perfetto Tom Wilkinson nella sua esplosione di lucida follia bambinesca; perfetto Sidney Pollack nei panni del socio dello studio legale e mentore di Clayton, perennemente in bilico tra l’onestà e la perdizione, ben intenzionato a rispettare il proprio codice morale, se solo riuscisse a ricordarsi com’è fatto.

Sorge spontanea la domanda (già fatta parecchie volte, anche in queste pagine): perché in Italia non si riesce a fare film come questo, semplici e onesti e capaci anche di accontentare il botteghino?

E dire che, guardandoci intorno, non ci mancano certo gli spunti per storie di complotti e intrighi a sfondo sociale.

Forse ci manca un George Clooney, qui anche sceneggiatore e produttore, a prendersi a cuore queste storie, e a metterci volentieri la sua bella faccia.

 

Michael Clayton, di T. Gilroy
con G. Clooney, T. Swinton, T. Wilkinson, S. Pollack
USA 2007

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