film |
I | |
Storia di un'ossessione di Ilaria Scala - 3/6/2007 Zodiac è la storia di un serial killer che insanguinò la California tra la fine degli anni '60 e l'inizio dei '70; circa 6 omicidi travestiti da banali rapine, e collegati tra loro per ammissione dello stesso assassino, che, inviando una serie di lettere e messaggi cifrati, si divertì a giocare con i principali quotidiani di San Francisco e con la polizia. Il caso è ancora aperto: dopo circa 20 anni di indagini, il principale sospettato morì d'infarto prima dell'interrogatorio decisivo. Il caso è aperto, gli omicidi sono (forse) finiti, ma Zodiac non è più uscito dalle vite dei personaggi che indagarono su di lui: il poliziotto David Tosky (un convincente Mark Ruffalo), il giornalista Paul Avery (il sempre più bravo Robert Downey jr.), il vignettista timido Robert Graysmith (Jake Gyllenhall), autore del libro-inchiesta da cui il film è tratto. Il film insiste sulle traiettorie parallele e incrociate di queste 3 vite, per cui la curiosità di mestiere si trasforma progressivamente in dipendenza e ossessione. Attratti dalla personalità contorta del killer e affascinati dall'enigma, essi inseguono la girandola di indizi come fossero in una caccia al tesoro con vite umane in palio, e tentano di ricostruire un puzzle fatto di perizie calligrafiche, codici segreti militari e medievali, impronte, anagrammi e cinefilia. Nonostante le scene di sangue siano pochissime, Zodiac riesce a terrorizzare con il solo potere del silenzio e degli sguardi, e a tener viva la tensione per oltre due ore. Merito della regia discreta e dell'ottima recitazione degli attori, che una sceneggiatura attenta ai dettagli e con non pochi momenti ironici mira a rendere più umani descrivendone i tic e le idiosincrasie. Alla fine, ognuno riprende la sua strada, l'ossessione sembra archiviata, ma il senso di disagio resta loro appiccicato addosso. Così come allo spettatore.
Zodiac, di
D. Fincher |