film

I

Pasticcio senza arte né target

di Ilaria Scala - 26/2/2007

Ricordate quella scena di Caro Diario in cui Nanni Moretti vaga per Roma chiedendosi chi gli avesse parlato bene di un certo film (il mitico, da allora in poi, Harry pioggia di sangue)?

E' capitato qualcosa di simile a me in questi giorni, mentre - incredula - guardavo Autofocus, un film che non ricordo chi possa avermi consigliato: non così recente da poterne ripescare la recensione in fondo a qualche cassetto; ma ancora non così vecchio da poter meritare l'indulgente etichetta di "icona kitsch" o "vintage".

Autofocus è la storia di un dee-jay radiofonico con la passione della fotografia che diventa un divo delle fiction televisive, negli USA anni '60. Nel momento della sua ascesa al successo, l'attore improvvisato si imbatte in un tecnico della nascente videoregistrazione, tal John Carpenter (quel John Carpenter?, vi chiederete. Il film non lo spiega, ma la verità storica suggerirebbe di no - per il suo bene), e intreccia con lui una relazione di pseudo-amicizia dalle connotazioni ossessive e sfumati contorni omosessuali.

Il principale passatempo della coppietta è quello di organizzare incontri sessuali (preferibilmente orgiastici) con signorine disinibite, e di riprendere le varie forme dei loro accoppiamenti con i nuovi ritrovati della tecnica fotografica e cinematografica, tanto da riempire, in pochi anni, centinaia di album, chilometri di nastro di videocassette, intere camere oscure di materiale porno.

Questo delizioso hobby ha l'effetto, per l'attore, di mandargli all'aria due matrimoni e la sua stessa carriera. Il finale è a sorpresa, ma non lo sveleremo per non togliere anche l'unico gusto possibile ai coraggiosi che, dopo aver letto questo articolo, volessero ugualmente cimentarsi nella visione dell'opera.

Opera che inizia goliardica (deliziosi i titoli di testa in grafica anni Sessanta), prosegue pruriginosa e termina - inutilmente - drammatica. Il regista si è fatto sfuggire la mano e non ha saputo scegliere un tono costante, tra i tanti possibili per raccontare una simile e sconclusionata vicenda; oscillando tra la commedia e il porno, tentando approcci di psicologia posticcia, sconfinando in alcuni punti nel thriller onirico, trascura l'unico taglio che avrebbe potuto, forse, rendere credibile il film: l'ironia.

Ne risulta un pasticcio senza arte né target, che non piace ai vanziniani né tantomeno ai cinefili. Peccato per gli attori, un Greg Kinnear in gran forma e un Willem Defoe ormai più rughe che espressione. Quasi inesistente, Maria Bello nella parte della seconda moglie, ancora ignara del quarto d'ora di semi-celebrità che avrebbe vissuto dopo.

Se solo mi ricordassi chi me ne avesse parlato, e dove avessi letto qualcosa di positivo su questo film...

 

Autofocus, di P. Schrader
con G. Kinnesr, W. Defoe, M. Bello
USA 2002

Tutti i film