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Figurine multinazionali di Alessandro Borgogno - 3/3/2006 Bella e apprezzabile l’idea di farci vedere i meccanismi e gli intrighi che si nascondono dietro il mercato del petrolio. Probabilmente quasi rivoluzionario, per un film americano, intrecciare fra le tante storie anche quella di un giovane arabo che finisce a fare il kamikaze. Bello e apprezzabile cercare di mettere insieme tutti i fili, l’utilizzo strumentale della CIA, le manovre politiche ed economiche delle multinazionali, la corruzione degli apparati di controllo, l’utilizzo governativo di qualsiasi mezzo soprattutto illecito per influenzare, o meglio ancora decidere a tavolino, le sorti politiche di un paese sovrano a puri fini economici. Interessante e anche difficile intrecciare insieme la storia di un principe arabo illuminato, del suo fratello pilotato dagli interessi economici di un colosso petrolifero americano, di un consulente finanziario moralmente discutibile, di un agente segreto esperto ma non per questo non manipolabile dai suoi vertici, di una famiglia di operai arabi messi sul lastrico da una operazione finanziaria decisa in una stanza dall’altra parte del mondo, di un giovane avvocato apparentemente integerrimo ma corrotto e corruttibile come chiunque altro, di attentati terroristici programmati e portati a termine da democratiche potenze occidentali. Apprezzabile e interessante, quindi. Il problema è che poi mettere tutte queste cose insieme incollandole più o meno in sequenza non fa un film, ma tutt’al più un album di figurine. Apprezzabile, interessante e magari anche in certa misura intrigante, ma pur sempre un album di figurine.
Syriana,
di S. Gaghan |