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La raffinatezza a disegni animati

di Ilaria Scala - 27/12/2005

Appuntamento a Belleville è un piccolo film a disegni animati.

Non è della Disney, non è della Pixar, non è giapponese e nemmeno africano.

E' francese, e dei film francesi ha la tristezza, il tocco leggero, l'ironia inconcludente e un po' cupa.

E' praticamente un film muto: i personaggi non parlano quasi mai tra di loro, però si osservano, suonano, ballano, pedalano, si inseguono, tentano di uccidersi l'uno con l'altro, sghignazzano.

Appuntamento a Belleville è una stralunata fiaba in cui un bambino sogna di correre al Tour de France, sua nonna gli fa da allenatore e da manager, un gangster lo rapisce per farlo pedalare per un giro di scommesse clandestine, e così la nonna, il cane e tre vecchiette cantanti jazz lo salvano e lo riportano a casa.

Detta così, pare surreale. E infatti lo è, se ci aggiungete il montaggio che associa gli oggetti agli eventi, il passaggio continuo di treni, il profilo stilizzato della città immaginaria fatta di grattacieli e palazzi francesi, la musica jazz dalla radio e dalla tv, i colori virati seppia come in una foto ingiallita.

Appuntamento a Belleville è un film raffinato come non se ne fanno quasi più.

Talmente raffinato, talmente poetico, anti-commerciale e intriso di malinconia, che - nonostante il passaggio al Festival di Cannes 2003 e l'articolo entusiasta di Baricco su Repubblica (Su quel pedalò viaggia la poesia, in 'La Repubblica', 25/09/2003) - temiamo proprio che non l'abbia visto nessuno. Ed è un vero peccato.

 

Appuntamento a Belleville [Les triplettes de Belleville], di S. Chomet
Belgio - Canada - Francia 2003

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